Decenni fa, Schumpeter sosteneva che la politica è un mercato. Secondo l’economista austriaco, partiti e i leader sono imprenditori che cercano di massimizzare un profitto (voti, cariche, soldi), vendendo agli elettori un prodotto (le politiche pubbliche) che corrisponda ai loro interessi. Rispetto a questa metafora, la situazione odierna si è radicalizzata.

Ai tempi di Schumpeter gli attori politici restavano attori politici. I partiti erano partiti, legati a una base sociale e a un’idea di società, i capi erano capi per molti anni, i posizionamenti ideologici non cambiavano con facilità.

La metafora della politica-mercato riguardava quindi solo lo spazio elettorale.

Oggi invece la politica intera acquisisce la forma stessa del mercato. Tutti gli oggetti politici (partiti, leader, discorsi, politiche, scelte di governo, perfino) assumono la forma di merce e sono completamente definiti da questa forma. Che cos’è Salvini? È un prodotto, costruito dal 2014 per essere una merce. Se si assiste a un suo comizio si troverà tutto tranne che il carisma: annoia, è pedissequo, monocorde, induce applausi forzati. Perché Salvini non è carismatico, è un prodotto creato per funzionare in televisione e sui social media: il suo carisma, più che una dote personale, è una costruzione sociale.

All’invenzione di questo prodotto hanno partecipato Salvini e il suo entourage (Luca Morisi e la sua “Bestia”, la comunicazione social salviniana), sicuramente, ma sono stati fondamentali anche i media mainstream. Da quando è stato eletto segretario nel 2014, il prodotto è stato lanciato con un campagna permanente su tutte le televisioni nazionali e tutti i quotidiani principali.

Questi stessi media, non bisogna dimenticarlo, costruiscono ogni giorno anche le precondizioni per il successo del discorso politico leghista: parlando ininterrottamente, per esempio, dell’emergenza immigrazione’, esaltando ogni fiammata razzista, e non parlando di molte altre cose. Salvini ha sempre trovato amplissimo spazio anche sui media cosiddetti progressisti: era utile, già ai tempi di Renzi, per costruire un competitore che provasse a schiacciare i 5 Stelle nella logica bipolarista. Il Pd, infatti, attacca molto più Di Maio che Salvini. Lo schema forse ora comincia a funzionare. Ed è uno schema da apprendisti stregoni, come tutti gli schemi inventati dal Pd e dai media alleati.

La crisi dei 5 Stelle si spiega anche nel quadro dell’assimilazione della politica a sottoprodotto del mercato e della comunicazione. Che ‘prodotto’ vende oggi, il Movimento 5 Stelle? Ha venduto per anni quello della lotta alla corruzione e alla vecchia politica. È cresciuto su questo. Oggi questa ragione sociale è del tutto insufficiente rispetto al ruolo che ricopre. È una ragione sociale da opposizione, più che da governo.

Della politica come mercato fa parte anche la dimensione finanziaria. Non è solo produzione e consumo, è anche Borsa. Partiti e leader vengono quotati sul mercato finanziario del consenso, e le curve delle loro ascese e cadute ricalcano gli andamenti di Borsa. La logica fondamentale della finanza è quella delle aspettative: se si diffonde la credenza che un titolo crescerà, crescerà. Così per i leader politici: se sembra che il consenso di un leader stia per crescere, cresce. La spirale positiva si autoalimenta: più sembra che il titolo-leader cresca, più gli investimenti si concentrano su di lui.

Questa è la razionalità dell’investimento borsistico: una razionalità aleatoria, ipotetica, basata sulla doxa e sull’immaginazione. Una dimensione immaginativa che diventa, a un certo punto, realtà: è razionale investire su quel titolo, perché tutti stanno investendo lì. Così si arriva alla bolla: gli investimenti sono eccessivi rispetto alla capacità di quel titolo di offrire profitti e dividendi. La bolla comincia a sgonfiarsi. Esplode.
Così, negli anni abbiamo visto la bolla-Grillo, la bolla-Renzi, la bolla-Di Maio. In questo momento Salvini è la razionalità finanziaria, borsistica, della politica italiana. È il discorso, la ratio, il terreno, la forma contingente della politica. Sarà una bolla anche questa?

Il gioco non è così semplice. Sotto il cielo delle astrazioni del mercato, della finanza e dei flussi gelatinei della comunicazione, resistono sempre, magari non visti, mimetizzati, silenti, incorporati nella forma-merce, i territori ancestrali e originari della politica: l’ideologia, la destra, la sinistra, la polarizzazione, il radicamento, il governo. Al contrario di Renzi, Salvini non è solo bolla: distrugge i 5 Stelle perché è ideologia, è destra, è politiche di governo coerenti col proprio messaggio ideologico. Difficilmente questa bolla si sgonfierà. Più probabilmente, Salvini è il nuovo Berlusconi. In effetti gli somiglia molto. Perché la politica come mercato, in Italia, l’ha inventata Berlusconi. Che si conferma il Matrix, il codice sorgente, della politica italiana contemporanea.