Tangenti? Ma quali tangenti! E gli appalti truccati? Ma è solo un attacco politico! E giù bordate contro la procura di Milano. La contromossa di Matteo Salvini e Roberto Maroni è piuttosto prevedibile, il copione è stato scritto e riscritto un milione di volte dal sempre amico Silvio Berlusconi. Se per i leghisti il sindaco di Roma Ignazio Marino andrebbe rinchiuso come minimo nelle catacombe per due scontrini al ristorante, al vice presidente della Regione Lombardia Mario Mantovani e all’assessore leghista Massimo Garavaglia invece bisognerebbe chiedere scusa. Garantismo peloso o naturale vocazione forcaiola, a targhe alterne.

Ma stavolta il capo della Lega Nord e il suo sottoposto sono più baldanzosi del solito, come se avessero la sensazione che ci vuole altro per minare il Palazzo della Regione più inquisito d’Italia. Del resto è vero che le presunte malefatte del vice presidente Mantovani nonché ex assessore alla Sanità, arrestato su mandato della Procura di Milano con l’accusa di aver pilotato alcune gare d’appalto (tra cui un servizio per pazienti dializzati), non sembrano destinate a fare luce sulla madre di tutte le tangenti. Non è un dettaglio da poco nella regione che ha conosciuto i fasti dell’era Formigoni, quando i destini della sanità “fiore all’occhiello” d’Italia venivano stabiliti a tavolino, sugli yacht davanti a coppe di champagne.

“Da quanto visto finora non esistono tangenti pagate per la sanità, la sanità della Regione Lombardia non paga tangenti, è di eccellenza. Tutto quanto è stato scritto dai giornali è un attacco politico”, questo il messaggio ripetuto ieri dal governatore Roberto Maroni. Più pop la performance di Matteo Salvini che ha escluso contraccolpi sulla giunta lombarda: “La giunta non cadrà perché qualche giudice si è alzato male”. Anche il capo parla di “attacco politico alla Regione meglio governata d’Italia, magari per nascondere i problemi del Pd e le cene di Marino e Renzi”. Dice che se l’aspettava, la Lega cresce e i giudici cercano di colpirla. Già sentita. Salvini, che non ha speso mezza parola per Mario Mantovani (Forza Italia), si farebbe quasi arrestare per difendere il “suo” assessore indagato Massimo Garavaglia: “Sapete perché è stato indagato un assessore della Lega? Perché ha girato la lettera di protesta arrivata da un’associazione di volontariato che gestisce il servizio ambulante per i malati dializzati. Mi autodenuncio: anche io giro lettere e telefonate di decine di associazioni”.

Anche i due diretti interessati, nel frattempo, si difendono. L’assessore al Bilancio Massimo Garavaglia (Lega Nord) si dice più che sereno: “Sono sempre stato al servizio della comunità, si pubblichino i miei conti correnti”. Più delicata la posizione dell’ex assessore alla Sanità e (ex) vice presidente Mario Mantovani, che ieri si è autosospeso da vicegovernatore. Si è dipinto come un “innocente finito in un inferno” e ha negato di aver pilotato appalti in cambio di lavori “a titolo gratuito” svolti da un architetto di fiducia su immobili di sua proprietà. Secondo il suo legale, che si è recato in carcere, Mantovani si sarebbe limitato a “segnalare” nelle sedi opportune le lamentele della Croce Azzurra Ticinia che stava perdendo la convenzione per il trasporto dializzati (gara d’appalto: 11 milioni di euro). A sua discolpa, magari in tribunale, potrebbe anche brandire come un messale il libro che scrisse cinque anni fa, “Carità, verità e buongoverno. L’insegnamento del pontefice e l’azione del governo Berlusconi” (il pontefice era Ratzinger, non Berlusconi). E le opposizioni?

Visto che non sarà un “terremoto” politico giudiziario – l’inchiesta ha già ricompattato il centrodestra lombardo come ai vecchi tempi – le opposizioni si agitano ma sanno che a nulla servirà la mozione di sfiducia a Maroni presentata ieri “unitariamente”. Il testo, sottoscritto da Pd, Patto Civico e M5S, dovrà essere discusso alla prima seduta del consiglio regionale prevista per il 20 ottobre. L’iniziativa, oltre che spuntata, non sembra riscuotere molto successo. Se è scontata l’ironia del governatore – “Il Pd non ha chiesto le dimissioni di Marino e di Castiglione, ma oggi chiede le mie dimissioni. Compagni, ma la coerenza?” – è meno prevedibile il fuoco amico del vice presidente della Camera Roberto Giachetti (Pd) che ha implicitamente preso le difese di Maroni dicendosi “stupefatto del fatto che a Milano, nel giorno in cui viene arrestato un assessore, anche i rappresentati del Pd presentino una mozione di sfiducia”. Per Giachetti, che cita proprio il caso dell’assessore Castiglione della giunta Marino, a suo tempo arrestato ma difeso dal Pd di fronte alla richiesta di dimissioni, “questa incoerenza trasmette all’opinione pubblica la sensazione che qualcosa va bene ed è giusta quando la si deve scagliare verso gli altri, mentre è ingiusta quando la si scaglia contro di noi”.