A metà mattinata Matteo Salvini ha più di un motivo per essere soddisfatto. «Vittoria su tutta la linea» dice infatti dopo aver visto capitolare per l’ennesima volta gli alleati del Movimento 5 Stelle di fronte alla sua richiesta di riammettere, uno dopo l’altro, tutti e otto gli emendamenti presentati dal Carroccio al decreto sicurezza bis. Emendamenti che riguardano l’introduzione di alcune novità per le forze dell’ordine e che solo il giorno prima erano stati bocciati, perché giudicati inammissibili, dai presidenti (M5S) delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera.

Una «vittoria» che Salvini celebra anche sul presidente della Camera Roberto Fico, con il quale non perde mai occasione di polemizzare, e ottenuta facendo ballare sul filo i grillini per tutta la notte con la minaccia di una possibile crisi di governo. Il fantasma di un fine corsa anticipato basta per una marcia indietro del M5S. Prima con una lettera con la quale proprio Fico comunica di aver accettato i ricorsi presentati per tutti gli emendamenti, esclusi quelli riguardanti Vigili del Fuoco e polizia locale. Poi con la rimessa in gioco di questi ultimi grazie al voto unanime espresso dai membri delle due commissioni parlamentari. Per il leghista la soddisfazione è tale da spingerlo ad annunciare la presentazione, attraverso i relatori del decreto sicurezza bis, di un nuovo emendamento destinato anch’esso a sollevare un polverone, visto che si propone di spedire in prigione «le criminali incinta». «Spesso vengono utilizzate per furti e borseggi, sicure dell’impunità», dice prima di concludere con il solito: «La pacchia è finita».

Giovedì sera era bastato poco a titolare del Viminale per cominciare ad agitare i suoi alleati. «Sul decreto sicurezza c’è un problema politico serio», aveva detto una volta visti sparire gli otto emendamenti destinati a diventare l’ennesima trincea della Lega. Si tratta di misure riguardanti l’aumento da 4 a 7 euro dei buoni pasto per la polizia, le ore di straordinario, il vestiario e le uniformi, ma anche la manutenzione della caserme e la costruzione di nuove sedi. «O si trova l’accordo o non vado avanti», ripete ieri mattina Salvini parlando alla radio.
Parole che dai grillini vengono lette come un pretesto per far saltare tutto, magari come ritorsione per lo stop imposto all’autonomia rafforzata. Luigi Di Maio non ci gira tanto intorno: «Non si cerchio pretesti per far cadere il governo», dice il capo politico del M5S. «Sono pronto a incontrare le forze di polizia e le rappresentanze sindacali per spiegare loro la verità sugli emendamenti al decreto sicurezza bis. Conta la verità, non la propaganda».

Le acque cominciano a tranquillizzarsi dopo la lettera di Fico e la riammissione di gran parte degli emendamenti, fino a calmarsi definitivamente quando anche le misure per i vigili del fuoco e la polizia locale vengono riammesse. Ma da qui a parlare di pace tra gli alleati ce ne corre. Se infatti ufficialmente nel Movimento di negano l’esistenza di alcuno problema politico, ufficiosamente sono in molti che, seguendo la linea del presidente della camera Fico, raccontano un’altra versione della storia:«Deve essere chiara una cosa: il ministro Salvini poteva inserire le misure già nel decreto e farle approvare direttamente in consiglio dei ministri evitando così l’eventuale inammissibilità tecnica della Camera, ma non l’ha fatto, salvo poi alzare oggi uno scontro istituzionale per finire sui giornali. E’ un metodo che non ci appartiene». E a sera è lo stesso Fico a dire la sua intervenendo su Facebook: «Voglio essere chiaro – spiega il presidente della Camera -: lavoro come ho sempre fatto senza guardare in faccia nessuno». Poi l’attacco a Salvini: «La Camera è intervenuta per ovviare alle amnesie del ministro dell’Interno che si era dimenticato di prefetti, polizia e vigili del fuoco quando ha scritto il decreto sicurezza»