«Benvenuto a Roma, Mateo». Non hanno molta dimistichezza con i nomi del Carroccio, gli abitanti del campo rom di Via Salviati, come d’altronde non ne ha Roma, dove pure si dà molto da fare lo sparuto gruppo di militanti leghisti. Ma ce l’hanno messa tutta per dare il benvenuto a Matteo Salvini che ieri ha inaugurato la campagna elettorale (che entrerà nel vivo nel week end) proprio a Tor Sapienza, il quartiere dove le tensioni “etniche”, esplose più o meno spontaneamente, sono state più cavalcate durante lo scorso anno. Una campagna elettorale ormai giocata principalmente contro il candidato prescelto da Berlusconi, Guido Bertolaso.

Prima gli italiani? «Sì, prima gli italiani», conviene qualcuno tra le 350 persone che malvolentieri abitano le baracche, mica tutti stranieri. Qualcun altro tenta di spiegare al segretario della Lega che non è una questione di etnia o di nazionalità, ma di ceto. «Gli italiani vengono a mangiare con noi alla Caritas». O di discriminazione. «Facciamo la domanda per la casa ma non ce la danno, vogliamo lavorare ma non ci danno lavoro, dicono che siamo sporchi». La comunicazione non è facile, Salvini insiste: «Ma tu le paghi le tasse?». «No». Chiusa la conversazione.

L’importante era soffiare sul fuoco che cova nelle periferie, ben espresso da coloro che – truppe cammellate o no che siano – lo hanno accolto a Tor Sapienza con cori, incitamenti e una ruspa giocattolo come regalo. E Salvini lo ha fatto: «Chi vuole governare con la Lega deve chiudere i campi rom e non ampliarli». Un’affermazione condivisa da molti abitanti dei ghetti che hanno valso all’Italia il richiamo del Consiglio d’Europa, ma l’europarlamentare del Carroccio insiste: «Sicurezza e legalità al primo posto, i veri vessati sono i romani, non i rom. Non si possono fare le domeniche a piedi quando ci sono i roghi tossici, i furti di rame, le prostitute per strada. Chiunque voglia amministrare Roma deve partire da qui, non dai Fori imperiali».

Ma è un messaggio soprattutto agli “alleati” di FI: «Che penso di Bertolaso? Non do giudizi personali, ma io un altro nome ce l’ho. È un romano». L’alternativa è già pronta, dunque, ne parlerà con Berlusconi nei prossimi giorni, dice. Ma soprattutto Salvini attende di conoscere il responso dei romani: sabato e domenica prossimi infatti la Lega organizzerà 40 gazebo in altrettanti punti strategici della Capitale per «ascoltare i cittadini» su chi dovrà amministrare Roma. Nelle “primarie” promosse da «Noi con Salvini» sono cinque i candidati proposti: Guido Bertolaso, Alfio Marchini, Irene Pivetti, Fabio Rampelli e Francesco Storace. È previsto anche uno spazio bianco sulle schede, per esprimere un’altra scelta.

Bertolaso invece non attende. In visita ne quartieri “bene” della Cassia, promette «tolleranza zero contro il degrado». E «non sarà solo uno slogan». Primo passo, ribadisce, «ritirerò il bando relativo ai mercatini interni ai campi rom, perché è uno schiaffo in faccia ai romani onesti». Il programma di governo lo farà, assicura, analizzando dettagliatamente « quartiere per quartiere, municipio per municipio». Anche se non c’è più molto da scoprire. Piuttosto può tentare di giocarsi ancora la carta dell’«uomo della provvidenza». «Mi propongo come un umile servitore di questa città – dice – visto che so come risolvere le criticità». E no, cari aquilani, non si vergogna.