Se la prende con l’Olanda, attacca la Germania, avverte l’Europa di essere pronto a non identificare i migranti che sbarcano in Italia «così che se ne possano tranquillamente andare in altri Paesi europei». E si spinge oltre, minacciando «barriere fisiche alla frontiera» sulla rotta balcanica, «come hanno fatto altri Paesi». È durissimo Matteo Salvini, si scatena quando apprende che la Sea Watch, con 42 migranti a bordo da due settimane ferma in mare aperto in attesa di un porto sicuro, decide di forzare, entrando in acque nazionali, per sbarcare a Lampedusa le persone ormai stremate.

Una scelta che mette all’angolo il governo gialloverde. A rompere l’evidente imbarazzo degli alleati “stellati” di fronte alle esternazioni del capo del Viminale ci prova l’altro azionista di maggioranza del governo: «L’Europa deve svegliarsi, deve aprire gli occhi, fare un tavolo e rivedere Dublino perché non è possibile che tutti i migranti continuino a sbarcare in Italia. Non abbiamo bombardato noi la Libia», dice Luigi Di Maio.

Nel libro nero di Salvini finisce Carola Rackete, 31 anni, la capitana tedesca della Sea Watch 3. La definisce «sbruffoncella che fa politica sulla pelle degli immigrati pagata non si sa da chi», al timone di una «nave fuorilegge». E invoca il pugno duro: «C’è un’evidente flagranza di reato. Cosa aspetta qualcuno ad emettere un ordine di arresto?».

Per il ministro «ha commesso due reati: il primo entrando in acque italiane, andando contro il provvedimento firmato da me e dai miei colleghi Trenta e Toninelli che negava il transito alla nave; il secondo con il rifiuto a fermarsi all’alt intimato dalla Guardia di finanza». Insomma, argomenta il vice premier, «è come se uno non si fermasse davanti ad un blocco stradale; in questo caso viene subito arrestato: mi auguro che chi di dovere intervenga su questi fuorilegge».

«Io non do autorizzazione allo sbarco a nessuno, non la do e non la darò mai, nessuno pensi di poter fare i porci comodi suoi sfruttando decine di disgraziati e fregandosene delle leggi di uno Stato – insiste – I governi di Olanda e Germania ne risponderanno, sono stufo». Per il ministro, «il governo olandese non può far finta di nulla» perché «una nave battente bandiera dei Paesi Bassi ha ignorato i divieti e gli altolà: ci aspettiamo che l’Olanda si faccia carico degli immigrati a bordo».

Così il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, dà «istruzioni all’ambasciatore d’Italia all’Aja di fare, immediatamente, un passo formale nei confronti del governo olandese», anche perché chiosa Salvini «mi sono rotto le palle». «Useremo ogni mezzo legale – tuona – I migranti vadano un po’ ad Amsterdam, un po’ a Berlino e quel che avanza a Bruxelles».

Insorgono le opposizioni. Il leader del Pd, Nicola Zingaretti, chiede «un incontro urgente» al premier Conte «per discutere delle politiche sul tema dell’immigrazione e della gestione dei flussi». Radicali, dem ed esponenti della Sinistra si fiondano a Lampedusa per seguire l’evoluzione della vicenda da vicino.

Nonostante Salvini invochi l’arresto della capitana, la legge dice altro. L’ingresso della Sea Watch nelle acque italiane fa scattare per la prima volta contro una ong le misure contenute nel decreto sicurezza bis. Nel caso della Sea Watch, il mancato rispetto dell’alt intimato dalla guardia di finanza all’ingresso nelle acque italiane fa scattare le previsioni dell’articolo 2, la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da 10 mila a 50mila euro. La norma prevede che in caso di reiterazione commessa con la stessa nave, si applica anche «la sanzione accessoria della confisca della nave, procedendo immediatamente a sequestro cautelare». All’irrogazione delle sanzioni, «accertate dagli organi addetti al controllo, provvede il Prefetto territorialmente competente». Cioè quello di Agrigento, per la Sea Watch.

La Procura invece al momento monitora la situazione. Solo dopo l’informativa della guardia di finanza i magistrati valuteranno, mentre i legali della Sea Watch mostrano fiducia. Dunja Mijatovic, commissario ai diritti umani del Consiglio d’Europa sostiene che «si dovrebbe dare il permesso alla Sea Watch di far sbarcare le persone senza conseguenze per il capitano, l’equipaggio e l’armatore». Assicura che continuerà a «sollecitare gli altri Stati a prendere la loro parte di responsabilità in modo che l’Italia non sia lasciata sola a gestire le operazioni di ricerca e salvataggio e l’accoglienza di rifugiati, richiedenti asilo e migranti sul suo territorio». «Assistere le persone in pericolo in mezzo al mare e farle sbarcare rapidamente in un posto sicuro è un diritto umano e un obbligo umanitario – ricorda il commissario – e non può divenire una ostaggio di considerazioni politiche».