«Buonasera. Ci hanno segnalato una cosa sgradevole e volevano che lei la smentisse, ci hanno detto che da lei parte lo spaccio del quartiere. Giusto o sbagliato?». È il cuore dello show di lunedì sera di Matteo Salvini a Bologna in visita al quartiere di periferia del Pilastro. Imbeccato da una signora, Salvini si è presentato di fronte ad un citofono preciso, poi a beneficio di telecamere ha suonato il campanello. «Voglio riabilitare il buon nome della sua famiglia – ha detto – perché c’è qualcuno che dice che lei e suo figlio spacciate». Tanto è bastato, meno di 50 minuti di blitz elettorale, a lasciare un quartiere ferito e nel caos. Al numero uno della Lega è bastato pochissimo, la testimonianza tutta da verificare di una signora, per andare a suonare un campanello preciso in una via precisa, fare nome e cognome del supposto venditore di droga, coinvolgere famiglia e il figlio minorenne. A 24 ore dall’incursione elettorale (ma la Lega l’ha chiamato «punto stampa») resta un quartiere terremotato e scosso nel profondo, che sta capendo come uscire dalla gogna leghista.

DOPO LA VISITA DEL LEGHISTA sono successe delle cose: la signora che ha accompagnato Salvini a suonare il campanello si è trovata ieri mattina l’auto vandalizzata a colpi di mattone. Difficile si tratti di una casualità. Mentre il ragazzo preso di mira al citofono è stato costretto a ricorrere ad una tutela legale. L’ex ministro aveva chiesto, a favore di telecamere, «suo figlio è uno spacciatore?». Il ragazzo, 17 enne nato in Italia, insieme al padre ha preso contatti con l’avvocata Cathy La Torre, attivista per i diritti civili e animatrice della campagna «Odiare ti costa». «Io non sono uno spacciatore, gioco a calcio, tra pochi mesi divento padre. Salvini deve levare quel video dalla rete», ha detto.

Con il suo blitz Salvini ha lacerato il tessuto sociale di una zona di Bologna che da anni sta tentando, con successo almeno fino a due giorni fa, di cambiare un’immagine vecchia e stereotipata che lo avevo inchiodato ai soliti argomenti: droga, spaccio diffuso e criminalità, degrado. Non è più così da parecchio tempo.

DOMANI SERA CI SARÀ un presidio-corteo, un «appuntamento di chi ama il Pilastro» davanti alla biblioteca di zona. «Cerchiamo di essere tanti senza sigle di partito né slogan contro qualcuno. Solo persone che vogliono democrazia e vivibilità», dicono gli organizzatori, persone che appartengono alla galassia di associazioni che lavorano tutti i giorni in quartiere.

Contro Salvini ha preso posizione anche il vice presidente del Parlamento tunisino Osama Sghaier. Sghaier ha parlato di un «atteggiamento razzista e vergognoso che mina i rapporti tra Italia e Tunisia». Attacchi da cui il leghista si è difeso raccontando di avere semplicemente «raccolto l’appello di una madre coraggio», una dichiarazione che apre ancora altre ferite. Poi le classiche dichiarazioni da pugno duro: «La lotta agli spacciatori dovrebbe unire e non dividere». A rispondergli un deputato Pd che a differenza di Salvini conosce la zona. «Salvini – ha spiegato Andrea De Maria – ha scelto di fare di quella realtà il palcoscenico della propaganda. Niente aveva fatto come Ministro degli Interni di quello di cui parla ora in campagna elettorale. Il Pilastro è una realtà viva, ricca di associazionismo e volontariato. Qui le istituzioni hanno lavorato e, grazie ai fondi del bando periferie che la Lega voleva cancellare, si sta realizzando la nuova caserma dei Carabinieri».

A RISPONDERE AL NUMERO UNO della Lega ha provato anche il Movimento 5 Stelle, che tramite il suo consigliere regionale in Lombardia, Marco Degli Angeli, si è presentato in via Bellerio 41 a Milano, il quartier generale del Carroccio, e ha suonato al citofono per chiedere conto dei 49 milioni di euro incassati illecitamente dal 2008 al 2010. Senza contare quanto ricordato dal governatore della Toscana Enrico Rossi, che ha pubblicato su facebook una foto di Salvini in compagnia di un capo ultras milanista, che giusto 2 anni fa ha patteggiato un anno e mezzo per traffico di droga.

Quello della citofonata non è l’unico colpo messo a segno da Salvini, che con 40 minuti di incursione a Bologna ha coperto mediaticamente l’esposto depositato contro la Lega di Ferrara da +Europa, con un consigliere comunale del Carroccio accusato di aver tentato di convincere una collega «rompiscatole» a lasciare la politica in cambio di un posto di lavoro.

Salvini ha incassato anche l’endorsment di uno sportivo come Siniša Mihajlović, allenatore del Bologna calcio che ha parlato pubblicamente della sua «lotta» contro la leucemia. Nessuna vera sorpresa considerando la storia dell’ex calciatore serbo, ma Mihajlović è un volto conosciuto da tutti, e quindi in grado di spostare voti. Dote fondamentale in Emilia, dove le regionali si decideranno sul filo del rasoio.