«Non capisco come facciano i 5 Stelle a nascondere continuamente i propri valori identitari. Ormai Salvini li ha resi marginali», commenta la senatrice di LeU Loredana De Petris.

Lega e 5 Stelle litigano tra loro, ma la maggioranza tiene. Il dl sicurezza è passato senza grandi problemi.

È vero, la maggioranza tiene ma con i 5 Stelle che in qualche modo sono stati messi all’angolo. Come dimostra anche la fiducia posta sul decreto. Al di là del fatto che non hanno votato, in realtà la maggioranza si è allargata a FdI e Forza Italia diventando sempre più di centrodestra e con un ruolo molto più marginale del Movimento. E se sulla sicurezza poteva essere scontato, vedrete che questa nuova maggioranza si farà sentire anche su altri temi, come la giustizia o il reddito di cittadinanza, sul cui altare i 5 Stelle stanno sacrificando tutto. Sono certa che anche quello alla fine sarà molto ridimensionato con l’aiuto della Meloni e di Berlusconi. I 5 Stelle hanno voluto la fiducia per ridefinire il confine della maggioranza, ma nei fatti non è stato così.

Sull’immigrazione però il M5S ha sempre avuto due anime al suo interno.

È vero, non dimentico cosa è successo quando si è trattato di abolire il reato di clandestinità e Grillo ha richiamato tutti all’ordine impedendo che si andasse avanti. Ma su altri temi non era così: penso alle questioni ambientali che oggi rinnegano in continuazione, penso ala vicenda dei condoni, a quanto accaduto sull’Ilva o sul Terzo valico o a quello che accadrà sul Tap. Per non parlare della manovra, dove manca ogni proposta di investimento sulle questioni ambientali.

Torniamo al decreto sicurezza: di fatto non è stato discusso.

Mercoledì c’è stata anche la prima fiducia giallo verde al Senato. Anche in questo caso non c’è stata alcuna possibilità di confronto, sebbene alcuni voti segreti era impossibile non accordarli da parte della presidenza. Invece hanno avuto paura e ci è stata tolta la possibilità di discutere nel merito. Il parlamento ormai è diventato un orpello fastidioso e questo è grave, perché abbiamo vinto il referendum sulla riforma costituzionale sperando di poter rimetterlo rimettere al centro e invece tutto continua come prima.

Teme anche lei le conseguenze del decreto?

Saranno molto pesanti e lo vedremo subito a partire dai numeri: con l’abrogazione della protezione umanitaria all’improvviso 130 mila persone si troveranno senza alcuna possibilità di avere un titolo. Anche i richiedenti asilo, tolti dallo Sprar, non potranno più chiedere l’iscrizione anagrafica e resteranno fuori da una serie di servizi indispensabili. Hanno ridotto sensibilmente il sistema dell’accoglienza diffusa per privilegiare l’ottica emergenziale dei grandi centri, e questo creerà molti problemi sui territori. Forse il decreto è fatto apposta per questo, perché alimenta la loro narrazione che l’immigrazione è il problema dei problemi. Infine che succede a tutti i migranti che non avranno più la possibilità di avere un permesso di soggiorno? C’è l’illusione di poterli rimpatriare, ma mancano gli accordi bilaterali per poterlo fare.

Il ministro Salvini dice che va spesso all’estero per fare quello che i governi precedenti non hanno fatto.

Lui fa molti viaggi all’estero ma non mi pare abbia fatto nuovi accordi, neanche con il Ghana dal quale è appena rientrato. Il risultato sarà che non solo i 500 mila irregolari di cui parlava durante la campagna elettorale non saranno rimpatriati, ma neanche questi altri che si aggiungeranno presto. Che faranno poi, prolungheranno da 180 giorni a tre anni la permanenza nei Centri per il rimpatrio? Il decreto consegna tante persone nelle mani del caporalato e dello sfruttamento con l’effetto di creare insicurezza.

Anche i sindaci si dicono molto preoccupati.

L’impatto per i territori sarà pesantissimo e saranno loro che dovranno gestirlo. Per questo sono preoccupatissimi, non preoccupati.