«Da settembre l’educazione civica diventerà materia obbligatoria nelle scuole e inoltre dovremo reintrodurre il servizio militare obbligatorio». La dichiarazione di Matteo Salvini è a misura di comizio, anche ieri a pasquetta il ministro era in attività, stavolta a Pinzolo sulle Dolomiti. Ma è tutta da verificare. Per riportare l’educazione civica nelle scuole (elementari, medie e superiori) il parlamento dovrà approvare in tempo una nuova legge: il testo è ancora in prima lettura alla camera mentre la programmazione per il nuovo anno scolastico sta cominciando proprio in questi giorni. Quanto al servizio militare obbligatorio, che formalmente non è stato mai abolito ma solo «sospeso», quella di Salvini è una promessa a dire poco azzardata. Le forze politiche, cominciando proprio con i 5 Stelle alleati della Lega al governo, non danno alcun segno di voler tornare indietro al tempo della leva obbligatoria. L’unica ad aver cambiato idea è dunque proprio la Lega, che votò a favore dell’abolizione.

A Salvini risponde immediatamente la ministra della difesa Elisabetta Trenta, lo aveva già fatto di fronte a una precedente e simile uscita del collega di governo. «Il ritorno della leva obbligatoria è un’idea romantica ma inapplicabile, visto che le dinamiche sono cambiate e oggi il paese vanta dei professionisti tra le forze armate», è il messaggio che arriva dall’interno del ministero della difesa. Con l’aggiunta dell’invito a «guardare al futuro e non al passato».

Dev’essere stata certamente la cornice dolomitica a suggerire a Salvini la nostalgia per la leva che gli vale l’accusa di passatismo. Infatti per il ministro la leva obbligatoria andrebbe ripristinata «magari nel corpo degli alpini». Gli alpini e gli ex alpini, infatti, hanno sempre contrastato l’abolizione della leva ed è facile spiegarselo. Tradizionalmente potevano contare sui coscritti delle regioni di montagna (tutte quelle del nord, più l’Abruzzo) mentre fanno più fatica a reclutare volontari in quelle stesse terre – il discorso vale per tutti i militari di professione che provengono in prevalenza del sud e dalle isole. Con il passaggio all’esercito di carriera, il corpo degli alpini si è di conseguenza ridotto eppure mantiene due brigate (Taurinense e Julia) composte da soldati professionisti.

Salvini attira critiche non solo dal ministero della difesa, ma anche com’è più naturale dalle opposizioni. «I suoi sono slogan inattuabili e propagandistici – dice l’ex ministra della difesa del Pd, Roberta Pinotti -, oggi la difesa della patria si realizza in particolare nelle missioni all’estero e nella lotta al terrorismo, ha bisogno di professionalità che non possono realizzarsi con un tempo limitato di formazione». Mentre per Maurizio Gasparri, di Forza Italia, «Salvini evoca sani valori ma dice bugie al corpo degli alpini, il ritorno della leva non ci sarà anche se conosco la voglia dell’associazione alpini di avere un gettito costante di giovani da inserire nelle loro preziose organizzazioni».

Oggi la leva obbligatoria è sospesa ma, come prevede il codice dell’ordinamento militare aggiornato nove anni fa, può essere ripristinata con decreto del presidente della Repubblica, dopo una deliberazione del Consiglio dei ministri, in caso venga dichiarato lo stato di guerra o in conseguenza di una grave crisi internazionale nella quale è coinvolta l’Italia. Ma solo «se il personale volontario in servizio è insufficiente» e se non bastano neanche i militari che sono stati congedati nei cinque anni precedenti, i primi a poter essere richiamati in servizio.

Si è arrivati a questo punto dopo che era stato nel 2000 un governo di centrosinistra (il secondo governo D’Alema) a promuovere la sospensione della leva; il ministro della difesa che sostenne quella storica novità si chiamava Sergio Mattarella. La legge delega fu approvata in parlamento con il voto favorevole sia alla camera che al senato della Lega nord.

All’epoca era stato previsto un periodo di transizione di sette anni, ma il successivo governo Berlusconi II, del quale la Lega faceva parte, decise di anticipare il passaggio e chiudere la leva in anticipo. Prima sospendendo le cartoline precetto già il 1 gennaio 2005 e poco dopo, a luglio, rimandando a casa tutti i coscritti ancora in servizio. La Lega non ebbe nulla da obiettare