Il condono resta, però drasticamente depotenziato. Sempre trattasi di 100mila euro l’anno, ma non più al coperto della depenalizzazione. In concreto gli evasori ci penseranno due volte prima di autodenunciarsi sapendo di andare incontro a una causa penale parecchio costosa. «La depenalizzazione avrebbe dato un segnale di fraintendimento», spiega sbrigativo Conte dopo una lunga maratona iniziata col vertice a tre con Salvini e Di Maio e proseguita nel primo pomeriggio con la riunione del cdm. Scompaiono anche la non punibilità del riciclaggio e autoriciclaggio e lo scudo fiscale. Lo scontro tra Salvini e Di Maio, stavolta, si conclude con la vittoria del pentastellato anche se resta una ferita aperta la presenza del condono, pur se in buona parte disinnescato dalla non impunibilità per i reati di dichiarazione infedele, omesso versamento di ritenute e omesso versamento Iva.

Il leghista, per non uscire apertamente a mani vuote dalla riunione del governo, canta vittoria sullo stralcio delle cartelle Equitalia, capitolo nel quale non è in realtà cambiato niente. Comunque le facce dicono tutto e il sorrisone di Di Maio è più eloquente di qualsiasi dichiarazione. Neppure si è discusso delle contropartite messe in campo dalla Lega nei giorni scorsi, la differenziazione territoriale delle Rc auto e il condono edilizio per Ischia. Non erano all’odg e morta lì.

C’era invece all’odg la risposta alla lettera ultimatum della commissione europea, attesa a Bruxelles per lunedì. Il governo italiano non farà alcun passo indietro. Al ministro dell’Economia è stato assegnato il mandato di rispondere che la manovra non cambia e soprattutto non cambiano i conti e le previsioni: né il deficit al 2,4% né quella previsione di crescita all’1,5% che Bruxelles ritiene del tutto irrealistica. «Non abbiamo gonfiato le previsioni di crescita e il 2,4% dipende dal fatto che abbiamo ereditato un deficit al 2%», taglia corto Conte.

La sostanza non cambia. La forma sì. Sia Salvini che Di Maio, accogliendo i suggerimenti pressanti del capo dello Stato che è da giorni il vero mediatore in campo, hanno messo da parte insulti e spavalderie varie. «Nessun volontà di lasciare l’Europa. Noi riconosciamo le istituzioni europee e ci siederemo al tavolo per discutere le istanze della manovra», ha sparso miele il pentastellato. «Non vogliamo lasciare la moneta unica. Stiamo bene nella Ue ma vogliamo cambiarne le regole», ha aggiunto il leghista, che poi ha fatto sapere di essere pronto a incontrare i vertici della commissione. E’ un passo avanti rispetto ai giorni precedenti, ma difficilmente basterà a soddisfare la commissione. «Se la manovra non cambia verrà bocciata», profetizza l’azzurro Tajani, che a Bruxelles è di casa.

Conte, Salvini e Di Maio hanno tassativamente escluso la possibilità di una patrimoniale. A mettere in campo tra le righe l’ipotesi era stata Moody’s, nel report con cui venerdì sera ha declassato l’Italia portandola dal penultimo all’ultimo gradino prima del livello «spazzatura» dei suoi titoli. L’outlook, la previsione per il futuro, però resta stabile, in virtù anche, segnala l’agenzia, della ricchezza privata delle famiglie italiane, che può «finanziare le politiche del governo e fare da cuscinetto di fronte a uno shock economico». Ma il governo assicura che non farà ricorso a quella risorsa.

Il verdetto di Moody’s non preoccupa l’esecutivo e in realtà neppure gli analisti, convinti che sui mercati sia già stato scontato un downgrade che tutti davano per certo da un pezzo. Potrebbe andare un po’ peggio venerdì prossimo, quando arriverà la decisione di S&P’s. Le indiscrezioni, infatti, prevedono già da qualche giorno che l’agenzia non solo declasserà a sua volta i titoli italiani ma aggiungerà un’outlook negativo. Anche in questo caso però sia i politici che gli analisti non temono tempeste. «Il debito pubblico italiano è assolutamente solvibile e non c’è rischio di default», garantisce Savona.

Resta però da vedere quale sarà la reazione dei mercati all’infiammarsi dello scontro con Bruxelles. Martedì la commissione dovrebbe esaminare la risposta dell’Italia al suo ultimatum. Poi la legge di bilancio sarà respinta senza neppure richiesta di correzioni.