«Voto dei toscani per i toscani». Da giorni Matteo Salvini batte sul tasto di un voto di domenica e lunedì prossimi che deve concentrarsi sui temi locali, quelli del territorio, e non sulle questioni nazionali. Eppure proprio sulle tematiche locali nel maggio dello scorso anno il leader della Lega ha subito una sconfitta in Toscana, dove su 187 comuni alle urne, piccoli e grandi, sparsi in ogni angolo della Regione, il centrosinistra a guida Pd se ne è aggiudicati 147 fra cui tutti quelli più importanti, lasciando le briciole a una destra a forte trazione leghista.

Erano i mesi del Salvini ministro dell’interno nel governo gialloverde, arrembante e con toni da crociata contro l’Unione europea e gli immigrati. Una strategia che ha funzionato per le elezioni europee, dove la Lega con il 31,5% arrivava a tallonare il Pd con il 33,3%. Ma che nello stesso giorno ha visto il corpo elettorale di circa due terzi della Toscana votare in maniera diversa alle comunali.

L’ESEMPIO PIÙ ECLATANTE è stato quello di Prato, terza città del centro Italia con i suoi circa 200mila abitanti, dove la Lega vedeva il suo 34,5% delle elezioni europee ridursi al 22,8% delle comunali, mentre il Pd manteneva sostanzialmente il suo 32%. E a livello di coalizione la trimurti di destra non superava il 35%, mentre Pd e alleati toccavano il 47%. Il tutto con un’affluenza alle urne che sia a Prato che nel resto della Toscana superava il 68%. Una percentuale che appare irraggiungibile domenica e non soltanto per la variabile Covid, visto che le due elezioni di Enrico Rossi hanno registrato un’affluenza del 60,7% nel 2010, e appena del 48,3% nel 2015, quando si è votato in una sola giornata. Sul punto, secondo gli addetti ai lavori, un’affluenza scarsa in genere favorisce il detentore del governo (il centrosinistra oggi di Eugenio Giani), mentre un’affluenza robusta può rivelarsi un vantaggio per la destra della leghista Susanna Ceccardi.

SEMPRE SECONDO gli studiosi di flussi elettorali, se non si vince a Firenze e nella sua grande e popolosa provincia è impossibile arrivare a governare la Toscana. Ebbene anche in questo caso i risultati dello scorso anno sono eloquenti. Nel capoluogo, forte di quasi 400mila abitanti, Dario Nardella si è confermato sindaco al primo turno con oltre il 57% dei voti, mentre la destra si è fermata a un misero 25%. Nello stesso momento nei seggi elettorali Lega&co. conquistavano un 6% abbondante di consensi in più nel voto delle europee. Per loro sarebbe stata una sconfitta al primo turno ugualmente, ma con un risultato un po’ meno disastroso. Discorso analogo negli undici comuni dell’Empolese Valdelsa, nel cuore della regione, dove Pd e alleati di centrosinistra hanno fatto il cappotto alle elezioni comunali, quasi sempre al primo colpo, a fronte di risultati europei che vedevano la Lega in gran spolvero.

PERFINO SULLA COSTA, data come serbatoio di voti per Susanna Ceccardi, i risultati di Livorno, terza città toscana per abitanti ad una incollatura da Prato, hanno visto la Lega passare nello stesso giorno dal 29,3% delle europee al 20,3% delle comunali (con la coalizione di destra al 26,7%), a fronte di un Partito democratico stabile sul 30-32% in entrambe le consultazioni. Non si votava per le comunali invece a Pisa, passata a Lega e alleati nel 2018, dove comunque il voto europeo ha riportato il Pd sugli scudi con il 34,6% e un ipotetico centrosinistra oltre il 42%, con quattro punti di vantaggio sulla destra egemonizzata da una Lega al 27,3%.

QUESTA VOLTA, L’UNICA variabile per il voto di domenica e lunedì sarà quella rappresentata dal referendum costituzionale. In questo caso però sia Eugenio Giani che Susanna Ceccardi, oltre naturalmente alla candidata presidente pentastellata Irena Galletti, hanno già dichiarato il loro Sì. Così sarà la Toscana a Sinistra di Tommaso Fattori l’unica forza politica dell’arco istituzionale rappresentato in Consiglio regionale che voterà No al referendum.