Un appuntamento come quello di ieri, seguendo la logica comunicativa di Matteo Salvini, avrebbe meritato moltissima diffusione. Invece, nulla. Nessun comunicato stampa, nessuna comunicazione sul sito ufficiale della Lega, nessun post sui canali social, solitamente invasi perfino dalle colazioni del Capitano. Del congresso federale straordinario della Lega Nord, che si è tenuto ieri mattina in un hotel periferico di Milano, fino alla fine si è saputo poco o nulla. In sordina, Salvini ha cambiato pelle al movimento fondato da Umberto Bossi.

Lui il Senatur, ieri era presente, anche se fino all’ultimo non era chiaro se per motivi di salute avrebbe presenziato all’appuntamento. Non c’erano invece Gianni Fava e lo sparuto gruppetto di oppositori interni a Salvini, che hanno preferito boicottare la kermesse. I circa 500 delegati presenti hanno votato, all’unanimità, alcune importanti modifiche statutarie, approvando un cambio epocale, sia dal punto di vista politico sia finanziario.

«È L’INIZIO di un bellissimo percorso», ha commentato il leader leghista davanti ai giornalisti, con un presepe in mano (tanto per non dimenticare la retorica populista che lo contraddistingue). «Il battesimo – ha aggiunto – di un movimento che ha l’ambizione di rilanciare l’Italia nel mondo e quindi di non occuparsi più di una sola parte del Paese ma tutta Italia». In pratica, un benservito bello e buono a federalismo, secessione, e tutto l’armamentario retorico della vecchia Lega bossiana. L’Umberto ha provato prima a fare la voce grossa, dicendo che «siamo noi che concediamo, Salvini non può imporci un cazzo». Poi si è limitato a dire che la giornata di ieri non era «il funerale della Lega».

Alla fine, se n’è andato abbracciato da Salvini, che ha sottolineato come «il sogno di Bossi non muore, ma un partito che è cresciuto dal 3 al 30% non può vivere solo di passato ma deve guardare avanti». Il guardare avanti, per lui, significa istituzionalizzare quell’aggregatore nazionale di forze conservatrici, reazionarie e xenofobe di cui ormai da tempo rappresenta il massimo esponente.

LA LEGA NAZIONALE per Salvini premier ha di fatto soppiantato la Lega Nord da un paio d’anni, ma il passaggio di ieri ne sancisce ufficiosamente la nascita, in attesa di un congresso per il nuovo soggetto, che potrebbe tenersi tra pochi mesi. Intanto via il verde e spazio al blu (trumpiano e lepenista). Resta solo l’Alberto da Giussano, e gli esponenti leghisti potranno appuntarsi le spillette vintage al bavero della giacca, come ricordo del passato. La modifica più importante allo statuto è quella che prevede la possibilità della doppia tessera. Un inedito assoluto in un partito rigidamente organizzato come la Lega. Ma che permetterà ai militanti di “migrare” (chissà che ne pensa Salvini di questo termine) verso la nuova Lega nazionale, lasciando alla vecchia Lega Nord poco più di un ruolo di rappresentanza del tempo che fu, con la sua indipendenza della Padania scritta nell’articolo uno dello statuto.

MA SOPRATTUTTO nella vecchia struttura, trasformata in bad company, resteranno i 49 milioni di euro di debiti, rateizzati in 82 anni. E anche le parole dal palco di Roberto Calderoli, che ha stilato le modifiche statutarie, sembrano una excusatio non petita. «La Lega Nord continua a essere un soggetto politico e giuridico – ha spiegato Calderoli – che avrà un proprio ruolo politico. Noi intendiamo da una parte rispettare gli impegni presi con la Procura di Genova, onorare i debiti e continuare a pagare le nostre rate, dall’altra parte qualunque ricorso sia possibile per avere giustizia e non avere più questa spada di Damocle sopra la testa, noi intendiamo percorrerlo».

L’obiettivo dichiarato di Salvini, «cacciare il prima possibile gli incapaci che ci governano», tornando a difendere «le tradizioni di quel bellissimo Paese chiamato Italia». Con quali priorità e quali padri ispiratori, non è difficile intuirlo. Se ci fossero dubbi, basta andare sul profilo Twitter del leader leghista, dove campeggia una bella foto con scritto «Io non mollo», sopra a un tricolore.