Greenpeace e la cantautrice Dolcenera lanciano un grave allarme: i nostri mari e le nostre spiagge sono invasi dalla plastica usa e getta. I risultati preliminari di “Plastic radar”, l’iniziativa che raccoglie segnalazioni di rifiuti in plastica lungo mari, fiumi e laghi, lanciata da Greenpeace a inizio luglio, di cui la cantautrice è testimonial, lo certificano. Sono tantissimi i rifiuti presenti sulle nostre spiagge e nei nostri mari: oltre 2 mila le segnalazioni raccolte finora e, a conferma di quanto registrato l’anno scorso, per oltre l’80 per cento di rifiuti di plastica usa e getta. Al primo posto, come per l’edizione 2018, le bottiglie di plastica (circa il 50 per cento dei rifiuti segnalati) seguite da imballaggi e confezioni per alimenti, sacchetti, bicchieri e tappi. Un allarme confermato durante il Bluebitz, un’iniziativa organizzata ad Ischia lo scorso weekend dall’Area Marina Protetta Regno di Nettuno per monitorare lo stato di salute del mare isolano. In due giorni di attività è stata documentata da un lato l’incredibile biodiversità marina presente nell’area protetta, con un elevato numero di specie censite in alcuni punti di particolare pregio tra San’Angelo, Punta Pizzaco e la secca delle Formiche. Patrimonio messo sempre più a rischio però dall’inquinamento da plastica: nella sola mattinata di sabato, in poco più di un’ora, i volontari di Greenpeace insieme a Dolcenera, ai collaboratori dell’AMP e agli alunni della scuola IIS “Cristofaro Mennella” hanno raccolto alcune decine di chili di rifiuti in plastica fra la spiaggia dei Pescatori e la spiaggia di San Pietro, lungo il litorale del Comune di Ischia. Rifiuti in plastica sono stati raccolti anche in mare, nei pressi degli scogli di Sant’Anna nella Baia di Cartaromana. La parte più rilevante dei rifiuti raccolti consisteva in plastica usa e getta, con bottiglie e packaging alimentare su tutti. I nostri mari nascondono immensi tesori che vanno tutelati con l’istituzione di aree protette. Quello che abbiamo visto però è che neanche queste aree sono indenni dal crescente inquinamento da plastica. Le grandi multinazionali continuano a produrre sempre più plastica usa e getta e i mari pagano le conseguenze di questo modello di produzione scellerato. Da anni chiediamo alle grandi aziende, responsabili della commercializzazione dei maggiori volumi di plastica monouso, di assumersi le proprie responsabilità per salvare i nostri mari riducendo subito la produzione. Durante il Bluebitz, squadre congiunte di sub dell’Area marina e di Greenpeace si sono immerse per documentare fotograficamente la biodiversità dei fondali. In contemporanea, sia in spiaggia che sui fondali, sono state organizzate attività di raccolta e catalogazione dei rifiuti in plastica secondo la metodologia del “brand audit” promossa dalla coalizione internazionale Break Free From Plastic di cui Greenpeace fa parte. Durante il mese di settembre infatti la coalizione e Greenpeace stanno promuovendo in tutto il mondo queste attività che servono non solo a ripulire le spiagge e i mari ma a individuare le tipologie e i marchi a cui sono riconducibili i rifiuti maggiormente presenti. Al termine della due giorni del Bluebitz, Dolcenera, testimonial di Plastic Radar di Greenpeace e reduce dal successo di “Amaremare”, inno alla tutela del mare dall’inquinamento da plastica, ha regalato un concerto, piano e voce, a tutti i partecipanti alle attività. * responsabile campagna Mare di Greenpeace Italia