Stefano Patuanelli, capodelegazione del Movimento 5 Stelle al governo, dice che per tre quarti la legge di bilancio di fatto porta la firma dei pentastellati. Che ieri però avevano anche motivo di lamentarsi del testo uscito dal consiglio dei ministri. Cerchiamo di fare un bilancio più dettagliato con Giovanni Currò, deputato M5S e vicepresidente della commissione finanze. «Abbiamo avuto l’assalto alla diligenza degli altri partiti su reddito di cittadinanza e Superbonus – dice Currò – Se non ci fossimo stati noi a presidiare quei provvedimenti oggi non esisterebbero più. E invece sono rimasti, anche se ridimensionati. Ma lavoreremo in parlamento per migliorare ancora il testo».

Brunetta ha detto che i tagli sul reddito andranno al ceto medio. C’è il rischio che questa manovra sia un Robin Hood al contrario?
La sua affermazione è totalmente fuori luogo: stiamo parlando di misure che servono a incentivare la ricerca del lavoro, quei soldi devono servire alle politiche attive del reddito di cittadinanza.

In parlamento si aprirà però la partita della riforma fiscale.
C’è un fondo da 8 miliardi per tagliare le imposte. Le linee guida fissate da tutti i partiti di maggioranza in commissione finanze suggeriscono un intervento sull’Irap e una riduzione dell’Irpef in modo da aiutare il ceto medio. Infine, ci sarà un riordino delle detrazioni fiscali: abbiamo una curva della distribuzione delle stesse che è totalmente squilibrata sul piano della progressività. Mi auguro che i fondi non vengano intaccati. Più in generale la delega fiscale alla quale dovranno lavorare Camera e Senato non può prescindere dal lavoro parlamentare, condiviso anche dalle associazioni di categoria.

Il decalage sul reddito comincerà dopo la prima offerta di lavoro rifiutata. Ci sono margini in parlamento per migliorare anche questo capitolo?
Nella revisione non toccheremo quello che è stato stanziato. Siamo disponibili a ragionare con le altre forze sulla collocazione al lavoro dei percettori del reddito di cittadinanza.

Quanto al Superbonus, Riccardo Fraccaro ha usato parole durissime. Ha detto che questo provvedimento, allo stato, è come se fosse cancellato.
Non possiamo accontentarci della riduzione così drastica del Superbonus sulle case unifamiliari, che creerebbe una riduzione eccessiva della platea. Anche il limite Isee di 25 mila euro escluderebbe troppi soggetti.

Draghi ha tenuto per sé il dossier sulle pensioni. Ma su Opzione Donna e Quota 102 ci sono margini di intervento?
Opzione Donna è una delle ferite maggiori. La rimodulazione apportata non rende la misura adeguata ai reali bisogni delle lavoratrici. Presenteremo delle proposte emendative per riportare i requisiti anagrafici alle loro previsioni originali consento alle donne, com’è giusto, di andare in pensione a 58 anni – 59 nel caso delle autonome – se hanno 35 anni di contributi. Più in generale, a stretto giro dobbiamo aprire un confronto con le forze sociali per arrivare a una riforma pensionistica che superi definitivamente la legge Fornero.

Alcuni dei vostri lamentano che con gli incentivi alle imprese dell’industria 4.0 si torni al passato: la maggior parte della torta andrebbe alle grandi imprese.
Registriamo la logica della riduzione delle platee anche in questo settore. Ma è importante sottolineare che è determinante per piccole e medie imprese avere i fondi per potersi consentire un salto di qualità produttivo. Abbiamo a disposizione solo 800 milioni per modificare la legge in parlamento, ma di questo bisognerà tenere conto.

C’è stato un effetto Conte sulle trattative per la manovra? Con il leader in campo siete riusciti a incidere di più?
Avere un unico interlocutore nella cabina di regia, e a maggiore ragione un ex presidente del consiglio, di sicuro aiuta. Conte ha giocato un ruolo importante per salvaguardare i nostri provvedimenti. Non potevamo ottenere tutto, ma mi ritengo limitatamente soddisfatto.

Col Partito democratico com’è andata? Avete lavorato di squadra sulla manovra?
Sul Superbonus direi di sì, anche se hanno lavorato anche per inserire il bonus facciate. Ma è importante giocare di squadra in parlamento fino all’ultimo secondo. Intuiamo che ci saranno emendamenti provocatori per cancellare il reddito o per fare altre modifiche importanti, come era già stato fatto in passato. Bisognerà tenere alta la guardia.