«È disposto il pubblico italiano ad accettare che un film di supereroi venga girato qui e non in America? – si chiede Nicola Giuliano della Indigo Film – in passato il western è stato rivitalizzato da Sergio Leone e l’horror da Dario Argento, quindi speriamo di si». Il ragazzo invisibile di Gabriele Salvatores è infatti il cavallo di battaglia su cui sia Indigo che i co-produttori di Rai Cinema decidono di puntare in tutto e per tutto: costato otto milioni e distribuito in 400 copie nel redditizio periodo natalizio (esce il 18 dicembre) viene lanciato in grande stile con tanto di accompagnamento di un fumetto per la Panini, la casa editrice che da più di vent’anni fa uscire in Italia i fumetti della Marvel, e da un romanzo.

La trama è tra le più classiche: Michele (l’esordiente Ludovico Girardello) è un adolescente qualsiasi, vittima dei bulli a scuola ed innamorato dell’introversa compagna di classe Stella (Noa Zatta). Dopo aver comprato un costume da supereroe «cinese» per una festa in maschera, scopre di poter diventare invisibile. Quello dell’invisibilità «è un potere molto intimo», osserva Stefano Sardo, uno degli sceneggiatori, che ovvia anche un problema produttivo: «sapevamo che per fare il film avremmo avuto il budget di circa un minuto di film come I guardiani della galassia – continua infatti un’altra sceneggiatrice, Ludovica Rampoldi – per cui abbiamo anche cercato di dare alla vicenda una chiave più ‘europea’, sull’ingresso nel mondo dell’adolescenza ed il senso di attesa per la propria ‘missione’ che essa comporta».

E tuttavia l’invisibilità è un potere che pone anche delle sfide a livello registico, come spiega lo stesso Salvatores: «Non si può avere un personaggio invisibile che non si vede mai, quindi ho fatto una sorta di patto col pubblico per cui anche quando gli altri personaggi non vedono Michele noi a volte possiamo vederlo, che è stata una delle sfide più difficili da affrontare». «E inoltre – continua il regista – consente anche di giocare con il fatto che nella società dell’immagine il protagonista per essere riconosciuto deve paradossalmente diventare invisibile».

L’autore di Mediterraneo confessa di non essere un grande fan dei film di supereroi: «sono cresciuto leggendo fumetti, in particolare ai miei tempi mi piaceva molto Flash Gordon, ma non guardo tutti i film di supereroi che escono, e soprattutto non tutti mi piacciono; anche se apprezzo molto i Batman di Tim Burton, Il cavaliere oscuro di Nolan ed il primo Spiderman di Sam Raimi».

I riferimenti e gli omaggi presenti nel film sono tantissimi: «volenti o nolenti siamo cresciuti con queste storie – spiega il terzo sceneggiatore, Alessandro Fabbri – per cui sono nel nostro DNA narrativo». «Il nostro immaginario è quello di chi è cresciuto negli anni Ottanta», continua Ludovica Rampoldi, per cui ad esempio la sequenza nel negozio cinese è un chiaro omaggio ai Gremlins.

Ad affiancare i due protagonisti esordienti c’è un cast di primo livello: la madre di Michele, Giovanna, è interpretata da Valeria Golino, che sostiene di essersi ispirata alla Toni Collette di Il sesto senso, mentre uno degli antagonisti è Fabrizio Bentivoglio. E tutti torneranno, sperano, nel sequel, a cui già questo film ci prepara. Per il regista premio Oscar, «è un modo di restare giovane. Quando cominci a rifare sempre le stesse cose che sai di saper fare bene è un segno che stai invecchiando, per questo mi sono lanciato in un progetto così diverso dal solito. Quando ho vinto l’Oscar mi sentivo quasi in colpa, c’erano tanti altri film belli e vedevo Hollywood come l’impero del male. Ma oggi mi rendo conto che da un grande potere derivano grandi responsabilità».