La Chigiana a Siena da qualche anno è ritornata a far parlare di se grazie alla direzione artistica di Nicola Sani che da qualche lustro ha trasformato la programmazione e la scuola riuscendo a creare per due mesi concerti di alta qualità. Ciò che colpisce della Chigiana particolarmente è la presenza fra i suoi maestri di uno dei più importanti compositori contemporanei viventi come Salvatore Sciarrino che da qualche anno tiene i corsi di composizione educando i suoi allievi alla ricerca, all’analisi, al dialogo. La Chigiana e la Dante Alighieri di Siena nei giorni del Summer Festival gli hanno dedicato un concerto monografico eseguito dal Quartetto Prometeo.

Lei è arrivato in Chigiana sapendo soprattutto che l’interesse dell’istituzione verso la musica contemporanea è sempre stato alla base delle proprie risorse e dei propri programmi.

Sì, anche se il nome della Chigiana va tenuto e fatto evolvere verso la società attuale. Oggi è importante cercare repertori particolari per i concerti; tematizzare può servire a introdurre meglio il pensiero contemporaneo ed è altresì utile a conferire una caratteristica somatica . Poi è anche vero che verso la musica contemporanea l’Italia si è chiusa molto ma non solo verso di essa, questo riguarda anche la musica classica. C’è una mancanza d’identità anche nei giovani musicisti.

Nel concerto in suo onore sono state presentate alcune delle sue trascrizioni delle Sonate di Domenico Scarlatti per quartetto d’archi. Quanto conta il passato e la pratica della trascrizione?

Non è cercare il passato ma ad esempio trascrivere è uno dei punti importanti della scrittura musicale. Con la modalità di trascrivere Scarlatti vi è un modo di verificare certe capacità o conoscenze. Scarlatti è un’ isola ha delle caratteristiche anomale e può essere utile oggi intanto perché le sue opere sono capolavori e poi grazie ad esse ti forniscono tanto materiale su cui lavorare che è spesso poco conosciuto.

Nella sua opera c’è anche in particolare interesse verso Gesualdo di cui Stravinskij si innamorò.

Ho fatto di tutto nella mia vita di compositore, anche se non sono nato in conservatorio ho seguito le grandi figure da Bach a Beethoven e ho sempre trascritto anche perché serve per cambiare pagina e cambiare linguaggio: tutto ciò è alla base della ricerca. Gesualdo rappresenta un punto importantissimo, come Stradella ad esempio. Nessuno si è reso conto della sua importanza è uno dei fondamenti del modo di fraseggiare fra il contrappunto e la scrittura omofonica . Certi inizi dei Madrigali sembrano quelli della Jupiter di Mozart. Gesualdo è un grande inventore.

Lei viene da una esperienza sia compositiva che culturale di un tempo in cui si viveva la musica come un estremo fermento, un continuo e soprattutto si sperimentava.

Si certamente vengo da una lunga esperienza nata probabilmente anche dal non allineamento con la scuola di Darmstard che contestavo sul piano fisiologico e psicologico della musica. Ho stretto un forte legame con Luigi Nono e anche con Bruno Maderna che conobbi a Monaco del quale serbo un ricordo di una persona di grande intelletto e umanità. Nono mi è stato molto vicino e mi ha aiutato non poco. Ma devo però dire che la mia esperienza è stata volta più verso altri paesi europei come la Germania dove mi considerano un «vecchio maestro». Qui in Italia non potevo continuare poiché non avevo nulla da dare a chi manteneva l’ordine culturale.