Di Alzheimer si parla poco, come poco si parla delle persone che ne soffrono: eppure per tante famiglie che hanno un ammalato in casa, l’aiuto del pubblico è prezioso. In molti casi addirittura essenziale. Nelle città esistono centri diurni specializzati, dove si possono portare i propri cari in modo che vengano curati: fisioterapia, ginnastica, lavori artigianali, attività teatrali e di musicoterapia, ma anche solo la socializzazione, aiutano il paziente a rallentare nel decorso della malattia e spesso a migliorare le sue relazioni.

Abbiamo raccolto l’allarme del Tre Fontane – centro diurno dell’Eur, a Roma – dove i servizi sono stati recentemente tagliati, creando grossi problemi agli assistiti e diffondendo tra i loro familiari la preoccupazione che possa chiudere. Il Comune ci ha assicurato che «presto la situazione tornerà alla normalità» e che «il Tre Fontane non verrà chiuso».

«Pasquale, mio padre, ha 85 anni – ci racconta Roberto – Era autista del corpo diplomatico, è sempre stato un tipo chiuso, taciturno e riservato. Qui al centro gli hanno fatto suonare l’oboe, e a poco a poco si è aperto anche con noi a casa: è diventato più dolce e affettuoso, quasi non lo riconosciamo più».

La musicoterapia è stato uno dei primi servizi a saltare, ma già da tempo, per i continui tagli che a partire dal finanziatore (il Comune, in collaborazione con la Asl) ricadono poi sulla cooperativa che ha l’appalto (la Domus Caritatis, parte del consorzio La Cascina). Da marzo però sono state ridotte anche le giornate di degenza: c’è chi ne aveva avute assegnate due, chi tre a settimana dagli assistenti sociali municipali, a seconda della patologia, ma oggi tutti sono stati ridotti a una giornata. Del tutto insufficiente per le esigenze degli assistiti.

L’attuale appalto è in scadenza, si esaurisce il 23 aprile. Proprio per la gestione degli ultimi due mesi, ci spiegano gli operatori del centro, il Municipio VIII ha comunicato che si erano quasi esauriti i fondi per la gestione, e quindi si è dovuto procedere al taglio netto delle giornate di assistenza agli anziani. «Ci è stato detto – spiegano – che dallo scandalo di Mafia capitale in poi non sarebbe stato più possibile spostare risorse da capitoli diversi, come si faceva in passato, per esplicita disposizione della Corte dei Conti. Noi ora ci chiediamo: non avevano postato tutti i fondi necessari sperando di aggiustare poi tutto in corsa?».

E così, le famiglie si sono ritrovate improvvisamente di nuovo (quasi) sole a gestire i propri cari: per David ad esempio la vita si è complicata moltissimo. Lui non ha da assistere solo Antonia, la madre di 72 anni, ammalata di Alzheimer, ma ha a casa – anche loro non autosufficienti – il padre di 72 anni e un fratello con sindrome Down di 38 anni.

Ernesta, moglie di Lanfranco, un ex imprenditore del banqueting di 80 anni, spiega che ogni volta che il marito torna dal centro «ha un sorriso grande così»: «Con noi fa le bizze, qui invece fa teatro, gli fanno leggere il giornale. Così anche noi familiari possiamo liberarci, anche solo mentalmente, per qualche ora. Perché non è semplice stare 24 ore su 24 ad assistere chi è ammalato».

Di un miglioramento al carattere e alla vita di relazione parla anche Emilia: «Mio marito, Alberto, ha 87 anni, era ingegnere. Prima comunicava poco, non voleva telefonare neanche ai fratelli. Adesso è diventato più estroverso: noto che tutte le volte che torna dal centro è più sciolto e rilassato». Marisa dice lo stesso della madre Rosa, di 90 anni: «Le attività che svolgono sono importanti per le capacità motorie e i riflessi, ma lei è soprattutto contenta perché la trattano bene: “Mi fanno un sacco di coccole”, dice».

Elisa conferma: «Non posso lasciare mio marito tutto il giorno davanti alla tv. È alienante, per lui e per noi. Era insegnante: conta anche la dignità delle persone». Stefano Parla di sua suocera Fiammetta, quasi 98 anni, l’ospite più anziana: «A casa c’è quasi un rifiuto della famiglia, si chiude nel suo mutismo e dorme. Dobbiamo imboccarla a colazione. Qui al centro parla molto e mangia da sola. E sorride».

La lezione di teatro è sul Mercante di Venezia. Gli anziani ascoltano, scambiano idee con l’insegnante, in vista dello spettacolo. «Tanti piccoli monologhi – spiegano gli operatori – perché non potrebbero gestire battute alternate. Ma è tanto».

Il centro quindi, dopo i tagli, rischia addirittura di chiudere? Lo nega con decisione Bernardino Gasparri, assessore del Municipio VIII di Roma Capitale: «È vero che per gli ultimi due mesi, fino alla scadenza del vecchio bando, abbiamo dovuto tagliare le giornate: ma è stato proprio per non chiudere il centro, fiore all’occhiello del nostro Municipio. L’estate scorsa sono aumentate alcune giornate richieste per paziente, e abbiamo avuto anche qualche nuovo ingresso. Inoltre, per disposizione della Corte dei Conti, non possiamo più accettare fondi dall’altro Municipio, il IX, di cui pure gestiamo una decina di assistiti. Stiamo concordando una soluzione, perché li prendano a loro carico, e il nuovo bando è previsto per 22 utenti del solo Municipio VIII, che a regime avranno tutte le giornate necessarie a settimana».

«In fase di transizione dobbiamo pazientare – conclude l’assessore Gasparri – ma comunque già all’indomani del 23 aprile ci sarà una proroga, fino alla nuova assegnazione. Inoltre ci terremmo a conservare gli stessi operatori: ma questo punto andrà verificato pure con i sindacati, così che possano eventualmente passare a una nuova cooperativa».