Dalle allusioni alla crisi alle minacce esplicite, ma la via d’uscita per Silvio Berlusconi ancora non si vede. Ieri i dichiaratori del Pdl in servizio estivo hanno curato di mantenere alta la tensione sul governo e sul Pd, partner nelle larghe intese. In attesa che il Cavaliere si decida a prendere posizione, facendo sapere in che modo intende rispondere alla nota del Quirinale che ormai è vecchia di cinque giorni. Ma niente, Berlusconi tace, segno evidente che tutti i consigli di guerra con i fedelissimi, gli avvocati e i figli non hanno ancora prodotto un’idea.In questi casi, si sa, anche l’umore conta e quello del tre volte presidente del Consiglio bloccato in Italia dal ritiro del passaporto è un umore nerissimo da quando, venti giorni fa, è stato condannato definitivamente a quattro anni di carcere per frode fiscale (tre coperti dall’indulto).
Non risolvendosi a imboccare la strada indicata da Napolitano – e cioè riconoscere la condanna, scegliere l’affidamento in prova ai servizi sociali e magari anche dimettersi da senatore per preparare il terreno a un gesto di clemenza – Berlusconi si avvia ad approfittare di tutto il tempo che gli resta da uomo libero. Non poco, perché può aspettare fino a metà ottobre per comunicare la sua scelta tra arresti domiciliari e servizi sociali e affidarsi poi ai tempi lunghi nei quali in genere il tribunale di sorveglianza decide sugli affidamenti in prova, fino a 10 mesi.
Ben si capisce allora come il problema più urgente per Berlusconi torni a essere il voto del senato sulla sua decadenza. La giunta per le elezioni comincerà il 9 settembre quella che si preannuncia come una lunga maratona. Il Pdl può contare sul relatore Augello che di certo si esprimerà, senza nessuna fretta, contro la decadenza: è così da escludere la procedura veloce che passa per l’approvazione semplice della relazione. Pd e M5S in giunta hanno la maggioranza ma dovranno passare per una «procedura d’incolpazione» pubblica che prevede la partecipazione del Cavaliere. E mille sono le altre eccezioni che il centrodestra si avvia a presentare, dall’incostituzionalità della legge Severino (che prevede la decadenza) alla sua irretroattività, dagli effetti dell’indulto a quelli dell’affidamento in prova.

E se tutto questo dovesse non bastare, il Pdl già mette avanti l’arma estrema della minaccia al governo, legando la sorte di Berlusconi a quella di Letta. Se il Pd vota per la decadenza, ripetono ogni giorno tanto i «falchi» quanto le «colombe» berlusconiane, le conseguenze sull’esecutivo di larghe intese saranno immediate. E siccome il Pd non può che tener fede a quanto sta dicendo da giorni e dunque votare contro Berlusconi, meglio per tutti sarebbe rinviare il voto di qualche settimana, o qualche mese.