Raniero La Valle è un intellettuale che non si è mai fermato. Non lo ha fatto quando gli è stata tolta la direzione dell’«Avvenire d’Italia» nel 1967, giudicata ormai scomoda e pericolosamente contro-corrente. Non si è fermato di fronte alle pressioni che gravavano sulla folta pattuglia dei «cattolici per il No» al referendum sul divorzio e poi sul nucleo cattolico della Sinistra Indipendente. Non lo ha fatto nei suoi anni intensi da deputato e neppure dopo la fine del Novecento, continuando ad animare gruppi, esperienze di base, fermenti del miglior cattolicesimo post-conciliare.

CON QUESTO suo ultimo libro, Lettere in bottiglia. Ai nuovi nati questo vostro Duemila (Gabrielli editori, pp. 271, euro 17), ha deciso di fare una piccola sosta per guardarsi alle spalle. Le ha chiamate «lettere in bottiglia». Sono scritti, discorsi, riflessioni elaborati (grosso modo) nel corso dell’ultimo triennio. Lettere che ha deciso di raccogliere in un volume da consegnare ai nati nel terzo millennio, con l’auspicio che «li convincano che il loro compito non è solo di capire il loro tempo, ma di salvarlo».
«Salvezza» è la parola chiave di un libro dedicato a papa Francesco. Dalla lettura emerge un quadro molto articolato, eppure organico nel tenere insieme la direttrice religiosa con quella politica. Si parte dalle polemiche attorno all’assassinio di Moro, che già nel 1990 La Valle interpretava come un gesto sacrificale: un sacrificio voluto dal potere per purificarsi nel sangue del dirigente democristiano. E si passa al Novecento dopo la caduta del Muro, che viene descritto come «peggiore di quello della guerra fredda». «Abbiamo portato la finanza al potere; invece di fare l’Europa unita abbiamo fatto il capitalismo realizzato e con i Trattati europei l’abbiamo dotato di una Costituzione rigida», commenta l’autore.

Conseguente è anche l’analisi della trasformazione politica. Si prenda un passaggio, datato luglio 2016: «penso che adesso sia del tutto legittimo che la gente voglia cambiare politica; perciò non mi scandalizzo dei Cinque Stelle, penso che sia del tutto legittimo che gli Inglesi escano dall’Unione Europea e che sia legittimo pensare che l’Europa non debba essere l’Europa di Maastricht e della tecnocrazia finanziaria». La polemica contro il Pd di Matteo Renzi è forte nei contributi scritti durante la stagione che ha visto l’autore alla testa del gruppo dei «Cattolici del No» al referendum costituzionale del 4 dicembre. È stato un passaggio politico molto difficile, soprattutto nel riuscire a comunicare le motivazioni di quell’opposizione che divideva anche la galassia del cattolicesimo di base.
Molto significativo, e a suo tempo molto discusso, è anche l’articolo scritto all’indomani delle elezioni del 2018, in cui La Valle invitava sostanzialmente il Pd a mettere da parte l’isolazionismo per evitare che si creasse un governo giallo-verde. Religione e politica viaggiano congiunte anche negli scritti sulle grandi lacerazioni globali: la crisi ecologica, l’emergenza migratoria, il ritorno della paura atomica e il riemergere, nel terrorismo, di uno scontro di civiltà. Su questo punto La Valle è molto attento nel sottolineare che il ricorso alla religione è stato soprattutto strumentale e politicizzato.

A SUO PARERE, però, in questo presente post-secolare rinchiudersi nella difesa della laicità non è più una risposta sufficiente. Da qui la domanda su Dio, su «quale Dio», la cui risposta costituirebbe il vero centro nevralgico della svolta di papa Bergoglio. Commentando la decisione di aprire il giubileo della misericordia a Bangui, La Valle parla di un punto di non ritorno per tutta la Chiesa. Papa Francesco – ci spiega – è riuscito laddove il Vaticano II non aveva potuto, cioè nel superare del tutto la cristianità. All’interno di una visione per certi aspetti apocalittica, la speranza nel processo di rinnovamento è salda e si traduce nell’appello al katécon: «la resistenza alle forze della distruzione e l’argine che trattiene lo scatenarsi dell’iniquità». In filigrana i frammenti di una riflessione, per molti aspetti illuminante, sulla trasformazione del pensiero cattolico progressista impressa dal pontificato di papa Francesco.