Come se nulla fosse. La risposta del governo alle sollecitazioni e alle lettere della commissione europea contro l’emendamento che salva Mediaset dal controllo dei francesi di Vivendi è un ponderato silenzio. E la conferma della validità del testo – accusato di essere uno scambio politico per avere un atteggiamento benevolo di Berlusconi verso il governo – approvato definitivamente a fine novembre nella conversione del decreto anti-Covid.

Ieri la commissione europea è intervenuta nuovamente con una lettera inviata a Maurizio Massari, Ambasciatore rappresentante permanente dell’Italia all’Unione europea, dall’oggetto inequivocabile: «Nuove norme in materia di pluralismo dei media e attuazione sentenza Corte di Giustizia nel caso Vivendi-Agcom». Nella missiva di chiede al governo italiano di chiarire i motivi della mancata notifica della norma salva Mediaset, segnalando che la mancata notifica «costituisce un vizio sostanziale della norma in questione che i singoli possono fare valere di fronte al giudice nazionale cui compete la disapplicazione di tal norma».

Tutto parte con la delibera dell’Agcom del 2017. Quella che obbligò Vivendi – che possiede il 23,9% di Tim e il 28,8% di Mediaset – di fatto a scegliere tra le due partecipazioni e che ha portato Bolloré a congelare gran parte delle quote detenute dentro l’azienda di Berlusconi.

CON L’EMENDAMENTO poi il governo ha provato a tappare il vuoto legislativo provocato dalla bocciatura, a settembre, da parte della Corte di Giustizia europea della legge Gasparri, ai sensi della quale l’Agcom era intervenuta a congelare i diritti di voto di Vivendi per la quota eccedente il 10% in Mediaset.

Il primo atto del salvataggio del governo è intanto pronto a prendere forma: l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni aprirà proprio domani l’indagine sulle mire dei francesi, congelando il potenziale arrembaggio di Vincent Bolloré.

LO SLITTAMENTO DI UN GIORNO del consiglio che doveva tenersi ieri a valle dell’audizione coi vertici di Tim e Fibercop, è legata al fatto che l’illustrazione del progetto per la società della rete ha preso più tempo del previsto.

LA LETTERA DELLA COMMISSIONE non dovrebbe cambiare l’applicazione della norma tampone. L’apertura dell’istruttoria anticipata dal presidente dell’Agcom Giacomo Lasorella arriverà però alla vigilia dell’appuntamento col Tar del Lazio chiamato a decidere sulla vecchia delibera dell’authority e a scongelare il 19,19% dei voti di Vivendi in Mediaset alla luce della sentenza della Corte Ue.

A livello giudiziario sono state depositate intanto al tribunale di Milano le memorie delle parti sul mancato rispetto del contratto di acquisto di Premium da parte dei francesi nella causa civile con cui Cologno Monzese chiede a Vivendi 3 miliardi di risarcimento. L’udienza del tribunale è attesa a gennaio.

SUL DOPPIO RUOLO DI VIVENDI in Italia sia in Mediaset sia in Tim c’è da registrare intanto che il consiglio di Stato ha annullato, su ricorso del gruppo di tlc e del suo maggior azionista, la delibera della Consob che riconosceva il controllo dei francesi in Tim. Si tratta di fatti del 2017 quando di Tim era presidente Giuseppe Recchi e ad De Puyfontaine, ma secondo i legali di Vivendi la delibera annullata è stata espressamente richiamata dalla presidenza del Consiglio per usare la «golden power» a difesa dell’italianità di Tim contro i francesi.
Intato Mediaset guadagna in Borsa: ieri ha messo a segno un rialzo del 2,69%.