Giuseppe Conte passa al contrattacco. E chiede a Rousseau il database con gli aderenti al Movimento 5 Stelle. È l’elenco necessario a convocare una votazione online e superare l’impasse in cui il M5S si è cacciato dopo la scissione con la piattaforma e la sentenza di due giorni fa che conferma in appello che da mesi, da quando ha optato per una leadership collegiale, non esiste un vertice legittimato a prendere decisioni. «Casaleggio per legge è obbligato a consegnare i dati degli iscritti al Movimento 5 Stelle, che ne è l’unico e legittimo titolare – assicura Conte a Repubblica.it – Su questo c’è poco da scherzare, perché questi vincoli di legge sono assistiti da solide tutele, civili e penali».

IL MESSAGGIO DI CONTE sa di ultimatum: «Se Rousseau non vorrà procedere in questa direzione, chiederemo l’intervento del Garante della Privacy e ricorreremo a tutti gli strumenti per contrastare eventuali abusi. Non si può fermare la prima forza politica del parlamento». La versione di Davide Casaleggio è nota: la lista degli iscritti può essere consegnata solo al rappresentante legale del M5S. Che al momento non esiste, tanto più che nel corso di due gradi di giudizio il tribunale di Cagliari ha confermato questa posizione. L’ex presidente del consiglio si dice certo che «questa impasse verrà presto superata, con o senza il consenso di Casaleggio». Ma che si senta meno solido è dimostrato dal fatto che dopo settimane di lavoro praticamente in solitaria, ristretto al suo staff e senza coinvolgere i big dei 5 Stelle, ha riunito un ideale gabinetto di emergenza per organizzare anche un Piano B, che consisterebbe nel ripartire con un soggetto politico che riparta formalmente da zero, con regolamento e organigrammi nuovi. Questa newco rivendicherebbe l’uso del simbolo del Movimento 5 Stelle, che appartiene a Beppe Grillo. Il problema, ciò che sarebbe oggetto di ennesima controversia legale, è che dal 2018 il garante ha ceduto l’uso del simbolo all’allora capo politico Luigi Di Maio e a Davide Casaleggio. Conte pensa di poter dimostrare che Grillo ha l’ultima parola sul fortunato brand e riappropriarsene. Questa mossa prevede che tutto il M5S si stringa attorno a Conte, anche se non sono mancati distinguo e pressioni. E, cosa fondamentale e negli ultimi giorni nient’affatto scontata, che Grillo torni a combattere in prima linea.

CI SAREBBE lo zampino del fondatore anche nella costruzione della nuova piattaforma digitale, quella che dovrebbe sostituire Rousseau. Si dovrebbe chiamare 2050, con riferimento all’anno entro il quale il nuovo M5S promette sarà compiuta la transazione ecologica e non sarà totalmente gestita in house, come si prometteva all’inizio. Tuttavia, dovrebbe avere tra i responsabili tutta gente della stretta cerchia del garante. Come Nina Monti, che attualmente gestisce il blog di Grillo.

DA ROUSSEAU attendono le mosse del M5S, certi di avere il coltello dalla parte del manico. E dopo aver fatto da sponda ai dissidenti espulsi per non aver votato la fiducia a Draghi, annunciano che aiuteranno Virginia Raggi a scrivere il programma con il quale tenterà di amministrare Roma per la seconda volta: «I cittadini sono i veri protagonisti della politica capitolina – si legge sul Blog delle stelle – Saranno loro infatti, insieme all’attuale amministrazione comunale, a scrivere il programma elettorale da sottoporre alla cittadinanza durante le prossime elezioni amministrative di settembre-ottobre 2021». La questione è più simbolica che concreta: tanto per fare un esempio il programma che ha consentito a Virginia Raggi di essere eletta sindaca cinque anni fa da tempo non è più consultabile sui siti del M5S. Ma è la conferma che Casaleggio intende portare avanti la sua guerra strisciante al M5S infilandosi nelle sue contraddizioni interne. Raggi non è ancora formalmente la candidata del M5S. A suo favore c’è che ha raccolto l’endorsement di diversi big. Ma non ha più una maggioranza stabile in consiglio comunale e deve fronteggiare diversi dissidenti. Soprattutto, ostacola la strada dell’intesa alle amministrative con il Pd che Conte e Letta hanno auspicato.