In alto mare la trattativa sul rinnovo biennale del contratto collettivo di Gruppo che interessa circa 85 mila dipendenti degli stabilimenti Fiat italiani. I sindacati firmatari torneranno a incontrarsi con il Lingotto ma una nuova data non è stata fissata, dopo che l’intesa è saltata durante l’incontro di ieri all’Unione industriale di Torino. Da un lato le confederazioni, che hanno ribadito la necessità di un aumento dei minimi per sottoscrivere l’intesa, dall’altra l’azienda che ha risposto picche, ripetendo che il mercato in Italia e in Europa non tira per il marchio, come dimostra il continuo ricorso alla cassa integrazione. Per Fiat gli investimenti avviati negli stabilimenti italiani devono bastate e avanzare agli operai. «È grave che l’azienda continui a ribadire che per il 2014 non ci deve essere risposta salariale alle nostre rivendicazioni, indispensabile per chiudere positivamente l’accordo» ha sottolineato per la Fim Ferdinando Uliano, addirittura minacciano una rottura con Fiat.

Del resto Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Quadri hanno replicato quello che avevano già ribadito nel precedente incontro: senza aumento salariale non ci sarà un contratto. Nei prossimi giorni riuniranno le segreterie nazionali unitariamente e terranno le assemblee negli stabilimenti dove si lavora. «Dobbiamo riprendere la discussione – è la posizione più conciliante dei Quadri -. Si possono seguire strade diverse che non incidono sui costi di struttura per dare una risposta salariale ai lavoratori».

Per nulla contenta la Fiom, tenuta fuori dal tavolo con le altre organizzazioni: «Prima la Fiat ha usato la promessa degli investimenti per attaccare i diritti e peggiorare le condizioni di lavoro, ora la usa per abbassare il valore reale delle retribuzioni dei lavoratori. È paradossale che nessuno abbia il coraggio di parlare di rottura e di assumere le conseguenti iniziative». E’ il commento di Federico Bellono, segretario generale delle tute blu della Cgil torinese. «Il rischio – conclude – è che alla fine il contratto specifico di primo livello dal punto di vista salariale si riveli ancora più penalizzante del contratto nazionale separato dei metalmeccanici».

I piani del Lingotto non lasciano tranquilli neppure il governo: «Ho sollecitato l’ad a chiarire al più presto le prospettive che si aprono per gli impianti del gruppo, soprattutto quelli sottoutilizzati» ha spiegato il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, rispondendo ieri a una interrogazione sul completamento della fusione tra Fiat e Chrysler durante il question time.