Niente da fare: la fumata bianca sui candidati della destra a Roma e Milano non ci sarà nemmeno oggi. Anzi, non si riunirà neppure il conclave: la riunione che una settimana fa Giorgia Meloni considerava una dead line è saltata. Ufficialmente lo stato maggiore del centrodestra è in attesa di illuminanti sondaggi. In realtà il braccio di ferro su Roma è tanto estremo da sconsigliare di portarlo sotto i riflettori con un bel vertice.

La federazione Lega-Fi in realtà segna il passo. Ma proprio sulla partita dei sindaci è già operativa. Gli azzurri, a microfoni spenti, dicono chiaramente che Michetti, il candidato di sorella Giorgia, non passerà mai con il pollice verso di due alleati su tre e insistono per Simonetta Matone. Il bello è che nessuno pensa davvero più di poter vincere. La partita è giocata tutta in funzione degli equilibri interni alla coalizione, con FdI interessata soprattutto a capitalizzare consensi ma senza giocarsi nomi che domani potrebbero fare ombra alla leader e gli alleati-avversari altrettanto decisi a non permetterle il facile gioco propagandistico. Dunque nessun vertice per oggi. Dovrebbe comunque svolgersi in settimana, sempre che si configuri una soluzione concordata.

Non è l’unico appuntamento cancellato nell’agenda del centrodestra, o almeno dei suoi singoli componenti. Ieri Silvio Berlusconi avrebbe dovuto incontrare i coordinatori regionali. All’ultimo momento ha cancellato l’impegno. Sulle motivazioni del rinvio le spiegazioni divergono. I contrari alla federazione, con le battagliere ministre Carfagna e Gelmini in primissima fila, sussurrano che la raffica di telefonate che ha flagellato il fondatore nel weekend erano tutte contrarissime all’abbraccio indicato come mortale. I favorevoli, come Mulè, confermano la batteria a distesa di telefonate ma capovolgendone il senso: favorevolissimi. La verità probabilmente è più articolata e contraddittoria. Di certo il fronte contrario alla federazione si è dato molto da fare. Le chiamate all’anziano capo devono avergli squadernato di fronte una delle prospettive più temute dal Cavaliere, politicamente e per carattere: quella di un estenuante dibattito semicongressuale. Meglio non farne niente per ora.

Nella marcia verso la federazione, però, il vertice annullato segna di fatto una battuta d’arresto e non a caso nell’incontro con Draghi di ieri Salvini di tutto ha parlato tranne che del nuovo e ancor più stretto rapporto con il socio d’Arcore. «Sintonia assoluta sul blocco dei licenziamenti», giubila il leghista all’uscita. E già che c’è convoca una manifestazione per il 19 giugno, non si capisce bene su cosa: «Perché si torna alla vita e al lavoro. Prima gli italiani». E la federazione che avrebbe dovuto «rafforzare il governo»? Si vedrà nei prossimi giorni. Non nella prevista riunione congiunta dei gruppi parlamentari. Quasi certamente salterà anche quella.