Sale rapidamente il numero dei detenuti contagiati dal Covid-19, anche se, assicura il sindacato di polizia penitenziaria Uilpa, «il sistema carcere, diversamente dai mesi di marzo e aprile, quando però è andato in forte affanno tutto il Paese, sta per ora reggendo bene». Secondo le ultime cifre fornite ai sindacati dal Dipartimento di amministrazione penitenziaria, sarebbero 75 le persone detenute positive e 117 gli operatori delle carceri contagiati. Ma solo pochi giorni prima, alla fine della settimana scorsa, erano 85 i poliziotti penitenziari e 54 i carcerati positivi.

Ecco perché, come sottolineano gli stessi rappresentanti dei lavoratori penitenziari, non bisogna «abbassare la guardia». Fortunatamente, per ora, spiega il segretario Uilpa Gennarino De Fazio, «in massima parte non vi è coincidenza fra le carceri nelle quali sono allocati i detenuti contagiati e quelle in cui prestano servizio gli operatori positivi al Covid», a testimonianza del fatto «che il principale luogo di contagio, non è all’interno delle mura di cinta». D’altronde, poco o nulla è cambiato da quando con l’emergenza sanitaria vennero imposte forti restrizioni a colloqui e incontri con i familiari, compensando parzialmente l’isolamento con videochiamate e telefonate aggiuntive (ma a discrezionalità dell’Amministrazione e a seconda delle possibilità di ciascun carcere). Non parliamo poi dell’affettività e degli incontri intimi, che anche senza epidemia è diritto misconosciuto in Italia, a differenza dei Paesi civili dell’occidente. L’isolamento dei detenuti quindi è garantito.

In questo contesto, fa molto discutere solo il sit-in che si terrà domani mattina davanti al carcere di Rossano (Cs) dov’è detenuto nel reparto di Alta sicurezza da venerdì scorso l’ex terrorista Pac Cesare Battisti. Una manifestazione organizzata dal suo legale, l’avvocato Adriano D’Amico, dal Prc provinciale di Cosenza, e sostenuta da Franco Piperno, fondatore di Potere operaio e docente dell’Unical. La convocazione del sit-in , che rivendica «Dignità per tutti i detenuti», pone l’accento sul no del Dap ricevuto da Battisti all’uso del computer in cella. «È evidente che gli si vuole impedire di interagire con le istanze esterne, culturali e mediatiche, che potrebbero fargli guadagnare il consenso di democratici e garantisti», afferma l’avvocato.

Secondo l’Adnkronos, nei giorni scorsi Battisti avrebbe chiesto poi al magistrato di sorveglianza il rinvio, per motivi di salute, dell’esecuzione della pena con detenzione domiciliare. Ma il detenuto rifiuterebbe le visite mediche. L’iniziativa ha sollevato le proteste dei familiari delle vittime di Battisti, del Pac e del terrorismo “rosso”.