Il continente africano sta assistendo a un aumento esponenziale dei casi di contagio e dei paesi colpiti dal coronavirus. Solo in quest’ultimo week-end si sono aggiunti dieci paesi con nuovi casi accertati (Mauritania, Ruanda, Namibia, Seychelles, Repubblica centrafricana, Congo, Liberia, Sudan, Guinea, Gabon, Kenya ed Etiopia) e in sette nazioni i contagi sono aumentati progressivamente: Camerun, Sudafrica, Senegal, Egitto, Marocco, Tunisia e Algeria.

Nel Maghreb la situazione si presenta più critica. I casi confermati sono raddoppiati in 24 ore. In Egitto, primo paese colpito in Africa, i pazienti positivi sono 110, in Algeria 48, in Marocco 29, in Tunisia 18. La percentuale di decessi resta ancora bassa con sei morti accertate tra tutti e quattro i paesi.

I rispettivi governi hanno preso negli ultimi giorni misure sempre più stringenti: è stata quasi sospesa la totalità dei collegamenti aerei e marittimi con l’Europa, gli eventi pubblici e sportivi sono stati rimandati o cancellati, un numero crescente di laboratori sono attrezzati per analizzare i campioni e attrezzature speciali sono state spedite agli ospedali.

In una riunione dei ministri della salute dei paesi dell’Unione africana (Ua) ad Addis Abeba, lo scorso 22 febbraio, il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, aveva già invitato a una riorganizzazione nella lotta contro il coronavirus.

«La nostra principale preoccupazione continua a essere il potenziale di diffusione nei paesi con sistemi sanitari più precari – ha affermato il capo dell’Oms – perché se il virus inizia a diffondersi nel continente, i sistemi sanitari richiederanno cure e attrezzature, come reparti di rianimazione o respiratori, che molti paesi africani non possiedono».

Alla stessa maniera è giunta la richiesta di «reciproco sostegno sanitario» e di maggiore «controllo e prevenzione» dal presidente dell’Ua, Moussa Faki Mahamat: «L’Africa è ancora più vulnerabile a causa dei suoi sistemi sanitari relativamente poveri».

Il timore dell’Oms è che, nonostante la percentuale di letalità del coronavirus sia bassa, questa possa aumentare in maniera esponenziale viste le condizioni in cui vive più del 40% della popolazione africana, sotto la soglia di povertà e con un concreto rischio di contagio elevato.

Un pericolo ribadito recentemente dalla rivista medica Lancet che ha indicato 13 paesi africani (tra cui Algeria, Etiopia, Sudafrica e Nigeria) con una maggiore potenzialità di rischio per il volume dei loro collegamenti con Cina ed Europa.

John Nkengasong, direttore dei Centri africani per il controllo e la prevenzione delle malattie, ha dichiarato all’Afp che «il numero di paesi africani in grado di eseguire screening è ancora basso, anche a questo è dovuto il numero esiguo di rilevazioni».

Tuttavia, ha avvertito, se ci fosse un gran numero di casi di contaminazione in Africa, sarebbero pochi i paesi in grado di stabilire una diagnosi rapida, senza tener conto di «azioni di quarantena e ospedalizzazioni altamente limitate» per mancanza di strutture.