L’Interesse, naturalmente, era tutto per Luciano Ligabue. E forse proprio in questa grande attesa sta la trasformazione scelta dalla Notte della Taranta, svoltasi quest’anno il 22 agosto a Melpignano, senza dubbio il più vasto pop festival italiano. Dove il simbolo del ragno che pizzica ‘le fimmine’ è diventato il ‘marchio’ di una riuscitissima operazione di promozione turistica che ha fatto del Salento la terra regina dei vacanzieri estivi. La presenza di Ligabue, chiude così un cerchio aperto con successo qualche anno fa, dall’ormai leggendario trionfo dell’ultrakitsch rappresentato dal video di Biagio Antonacci che, con il suo No signora no riuscì dove legioni di musicisti non erano riusciti. Fare della pizzica la più moderna delle ‘world music’, rendendola piacevole sottofondo esotico in un concentrato mai osato di ‘cartoline dal Salento’. Adesso Luciano Ligabue continua e porta a compimento una rischiosa parabola, quella che ha portato la Notte della Taranta a diventare il raduno emblema di un Salento che adora i grandi numeri, scambiando forse questi bagni di folla con ‘cultura popolare’.
Così, tra le megadiscoteche di Gallipoli e la festa di Melpignano è andato in scena un omaggio alla ‘vacanza ideale’, dove ognuno può trovare il suo personale piacere e portarlo con sé come souvenir nelle notti fredde dell’inverno. Certo, poi ci sono i puristi che si chiedono quale fosse la relazione tra il rock padano di Ligabue e la Notte della Taranta. Ma sono domande irrilevanti di fronte all’invasione dei 200mila che prendono possesso del paesino, generosamente accolti e ben tollerati dagli abitanti del luogo grazie alla lungimiranza di bravi amministratori locali.
Orgoglio della comunità, questa manifestazione ha dimostrato che l’‘invenzione della tradizione’, per citare l’antropologo George Lapassade, uno dei padri, ricordiamolo, della festa, può essere una via possibile per far rivivere un territorio, per dargli un, sino al quel momento sconosciuto, impulso turistico, cosa alla quale lo stesso Lapassade guardava con interesse. E se per fare questo, serve Ligabue, va bene lo stesso, visto che bisogna ogni anno superare il traguardo numerico di quello precedente. Il rocker emiliano ha avuto la fortuna di essere diretto, e con lui tutta la straordinaria orchestra della Taranta, da Phil Manzanera (questa scelta si, una bella mossa degli organizzatori), anche se il supergruppo ‘monster’ creato per l’occasione con Tony Allen e Paul Simonon non sembrava avere, sarà anche per un fatto anagrafico, quella energia che ci si aspettava. Adesso, come ogni anno, quando la Notte è conclusa, si auspica che la Fondazione a cui è affidata la cura del festival, si dia una strategia di ricerca e di valorizzazione di un enorme patrimonio culturale, quello della musica popolare salentina, che ancora non possiede una sua casa e un archivio ragionato. E che si inizi a osare, magari iniziando un dialogo con una scena sonora locale che continua a esprimere importanti talenti, ad esempio nell’area elettronica, da Populous a Jolly Mare, dagli Insintesi al movimento neoreggae, che nelle scelte della Notte non sono mai presenti. La Notte della Taranta 2015 è stata dedicata a Sergio Torsello, da sempre direttore artistico dell’appuntamento di Melpignano, scomparso pochi mesi e preceduta dalla celebrazione del Canzoniere Grecanico Salentino, che ha festeggiato 40 anni di attività.