I 1.682 metri di Monte San Primo si elevano nel bel mezzo del Lago di Como, in quella punta di terra dove si uniscono il ramo lecchese e quello comasco. Dalla sua vetta, lo sguardo può risalire dalle acque azzurre del lago lungo i crinali delle montagne fino ad arrivare a contemplare le cime più alte dell’arco alpino, in inverno ricoperte dal loro manto bianco.

UNA VOLTA ERA INNEVATO ANCHE IL MONTE il Monte San Primo: tra gli anni Cinquanta e Sessanta vennero costruiti degli impianti di risalita molto frequentati fino a che le precipitazioni nevose lo consentivano; in anni recenti lo sono stati sempre meno fino al loro completo abbandono; i loro scheletri oggi giacciono in mezzo ai prati, raramente spolverati di bianco da qualche nevicata poco consistente.

DOMENICA 12 MARZO il Monte San Primo è stato per la seconda volta raggiunto da una camminata- manifestazione organizzata dal coordinamento Salviamo il Monte San Primo, costituitosi alcuni mesi fa quando si sono diffusi i dettagli di un nuovo progetto di «rilancio turistico» del comprensorio promosso dalla Comunità montana del Triangolo lariano e da Regione Lombardia, che punta alla realizzazione di nuovi impianti di risalita ad una quota dove la neve ormai se arriva, lo fa per scherzo.

DOMENICA SCORSA, LE PIU’ DI DUECENTO persone che si sono arrampicate sino alla vetta, la neve l’hanno vista solo da lontano. La montagna si è presentata per quello che è: totalmente incompatibile con un progetto, costo che si aggira sui 5 milioni di euro, che prevede la realizzazione di tre tapis-roulant, un laghetto artificiale, un impianto di innevamento, e una serie di opere accessorie. Probabilmente qualcuno oggi vuole dimenticare gli effetti del cambiamento climatico in corso, che rendono la pratica dello sci da discesa sempre più difficile, costosa e impattante per la montagna. Come se non fosse possibile immaginarsi un altro modo per vivere e rilanciare la montagna.

CONTRO LA CULTURA DELL’IMPIANTO e dello sci a tutti i costi sempre domenica 12 marzo si sono svolte altre 11 manifestazioni in tutta Italia, nell’ambito dell’iniziativa nazionale Rimagine winter-Basta nuovi impianti lanciata da The Outdoor Manifesto, un coordinamento di appassionati di sport di montagna, che è riuscita a coinvolgere numerose associazioni, comitati e gruppi spontanei in 8 diverse regioni d’Italia, che nella maggior parte dei casi si sono dati appuntamento in luoghi minacciati da piani anacronistici e nocivi come quello di San Primo.

A SERODOLI, IN TRENTINO, NELLA ZONA di Madonna di Campiglio, una settantina di persone sono tornate a protestare contro l’intenzione da parte di Società Impianti della zona di estendere il comprensorio violando il versante montano immerso nel parco dell’Adamello Brenta, a una quota compresa tra 1.500 fino 2.500 metri.

IN PIEMONTE DIVERSE DECINE DI PERSONE sono tornate nella paradisiaca Alpe Devero, Sito Natura 2000 e dunque protetto dall’Unione Europea come «Sito di Interesse Comunitario» e «Zona di Protezione Speciale», dove un mastodontico progetto che prevedeva una cinquantina di interventi tra impianti a fune, piste da sci, bacini idrici, cannoni per la neve artificiale e percorsi per mountain bike (Mbt), dopo 5 anni di balletto è stato ritirato, anche grazie alla battaglia portata avanti dal comitato Salviamo l’Alpe Devero, non avendo superato la Valutazione Ambientale Strategica (Vas).

IN FRIULI, SI VUOLE RILANCIARE il comprensorio di Sella Nevea, tra 1.100 e 2.100 metri di quota, con una seggiovia quadriposto, nuovi tracciati e l’obiettivo di creare la stazione per lo sci di fondo più alta di tutta la regione: anche lì un centinaio di persone hanno portato lo striscione con la scritta Basta impianti tra erba bruciata dal freddo e chiazze di neve.

UN’ALTRA SEGGIOVIA QUADRIPOSTO e uno skilift hanno radunato centinaia di persone sull’appennino tosco emiliano in diverse iniziative, una delle quali è arrivata ai 1.700 metri di altezza del Passo della Croce Arcana, che subirebbe le conseguenze dell’ampliamento del moribondo complesso sciistico di Corno alle Scale. Il progetto contestato dai comitati locali è sostenuto dall’amministrazione comunale di Lizzano e dalla Regione Emilia Romagna, costa 7 milioni di euro e ricade in due parchi regionali e 4 habitat protetti da direttive europee, non è stato sottoposto alla Valutazioni di Impatto Ambientale (Via). Per questo motivo le varie associazioni e i comitati locali stanno aspettando l’esito del loro ricorso presentato al Tar.

SCENDENDO ANCORA PIU’ A SUD E DI QUOTA, si arriva a Rocca Morice, Pescara, dove si è manifestato contro l’ampliamento del bacino sciistico di Passolanciano-La Maielletta. Siamo nel pieno del Parco Nazionale della Maiella, dove l’orso marsicano è tornato ad affacciarsi recentemente: un progetto faraonico che si aggira sui 20 milioni prevedere una seggiovia e un impianto di innevamento artificiale a una quota compresa fra i 1.300 e i 1.600 metri.

A DARE RAGIONE A CHI PROTESTA CONTRO questa idea anacronistica di rilancio del territorio ci sono i dati del dossier di Legambiente Nevediversa 2023. Il turismo invernale nell’era della crisi climatica. Come ogni anno l’associazione ambientalista traccia il quadro della situazione in cui versano i luoghi dedicati alle attività sportive su neve, tra impianti dismessi, agonizzanti, fatiscenti, grandi eventi come le olimpiadi invernali e soprattutto caccia alla neve che non c’è.

L’ITALIA RISULTA TRA I PAESI ALPINI più dipendenti dalla neve artificiale, con il 90% di piste innevate artificialmente, seguita da Austria (70%), Svizzera (50%), Francia (39%). Per la prima volta sono stati mappati i bacini idrici artificiali presenti in montagna ubicati in prossimità dei comprensori sciistici, ne risultano 142. Un investimento, quello sulla neve artificiale, in aumento e che alla luce dell’anno più secco degli ultimi due secoli, della metà delle precipitazioni nevose rispetto alla media, dei bacini idrici svuotati del 60%, appare totalmente sconsiderato. Come lo sono le «dieci brutte idee», 10 progetti rilevati dal dossier come pericolosi e fuori dal tempo. Oltre ad alcuni di quelli appena segnalati, troviamo iniziative come il «Sistema integrato della montagna Sarnano-Monti Sibillini» che rasenta la follia: un nuovo impianto di risalita, potenziamento della seggiovia e dell’impianto di innevamento artificiale, ristrutturazione dello Snow Park, una pista per lo snowtubes, due tapis roulants coperti, e una pista di pattinaggio su ghiaccio. Il tutto mai sopra i 2.000 metri di quota. Forse è pensato per un altro pianeta.