Il Consiglio dei ministri ha approvato ieri la privatizzazione delle Poste e dell’Ente Nazionale di Assistenza al Volo (Enav). «In entrambi casi si tratta di cessione di quote, non del controllo – ha detto il presidente del Consiglio Enrico Letta – è importante la rapidità e che il percorso di privatizzazione si compia entro il 2014».

La privatizzazione di una quota di Poste avviene «con l’idea di destinare ai dipendenti della società una parte di queste azioni». Oltre a Poste ed Enav, ha aggiunto Letta, «quest’anno si faranno altre operazioni di privatizzazione che consentiranno all’Italia di presentare un percorso di riduzione del debito che sarà la prima del nostro Paese dopo 6 anni di crescita continuata».

In un decreto legge molto ampio che comprende anche il contrasto all’evasione fiscale e misure a favore dell’efficienza dell’amministrazione finanziaria è passato anche il provvedimento sul rientro dei capitali. I proventi verranno usati per la riduzione delle tasse sul lavoro. Lo Stato apre ad una “collaborazione volontaria” di chi ha portato capitali all’estero fino al 31 dicembre 2013 evadendo le tasse. Queste persone potranno riportarli in Italia, pagando sanzioni ridotte, con la possibilità di ottenere una copertura penale totale per il reato commesso. In altre parole, una sanatoria con la quale lo Stato cerca di fare cassa. Il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni ha assicurato che gli evasori hanno tempo fino a settembre 2015 per la regolarizzazione della loro posizione.

A completare quella che il governo ha definito un’”operazione trasparenza” sui capitali all’estero, entro due settimane sarà introdotto il reato di autoriciclaggio che estende la sanzione anche a chi ha concorso al reato da cui proviene il denaro. Il Cdm ha anche approva la riforma della cooperazione allo sviluppo, un provvedimento atteso da molto tempo, e una dilazione a maggio dei pagamenti dei contributi Inail, con un taglio da tre a due miliardi di euro. «Diamo alle imprese tre mesi di liquidità in più in un momento di reperimento di credito così faticoso» ha detto Letta.

La decisione più attesa del Cdm erano le privatizzazioni. Il decreto della Presidenza del Consiglio è molto generico, ma le indiscrezioni che si inseguono da settimane sono state confermate. tra i 10 e i 12 Quella di Poste dovrebbe essere completata nei prossimi cinque o sei mesi. L’operazione prevista è quella di quotare in borsa il 40% del gruppo che vale tra i 10 e i 12 miliardi di euro, quindi lo Stato spera di ottenere tra i 4 e i 4,8 miliardi di euro.

Le azioni dovrebbero essere in parte riservate agli investitori istituzionali e il resto andrebbe sul mercato a disposizione dei risparmiatori e dei 145 mila dipendenti. Letta ha confermato l’intenzione del governo di far partecipare i lavoratori alla gestione, con una una parte dei dipendenti sarà rappresentata nel cda della società. Nella prima fase l’offerta si rivolgerà ai risparmiatori italiani, agli investitori istituzionali italiani e internazionali e ai dipendenti del gruppo che godranno, attraverso meccanismi di incentivazione, di agevolazioni.

Per quanto riguarda la privatizzazione dell’Enav si è scelta la strada della cessione ai grandi investitori privati. Si parla di un interessamento di quelli provenienti dai paesi del Golfo e del Nord Europa, auspicato anche dai vertici dell’ente. In questo caso il valore dell’operazione oscilla tra 1,8 e 2 miliardi di euro, per il 49% della proprietà.

Dall’intero pacchetto dei saldi di stato 2014, l’esecutivo aspetta un ritorno di 12 miliardi di euro e spera che diventeranno almeno 32 miliardi entro il 2017. Nel mirino, oltre alle Poste, ci sono le quote di Eni, Tag, Stm, Cdp Reti, Fincantieri, Grandi Stazioni, Enav, Sace. Anche nella migliore delle ipotesi, queste prospettive “favolose” faranno il solletico al debito pubblico monstre italiano. La prospettiva di 12 miliardi del “road show” presentato da Letta agli investitori internazionali (banche d’affari, multinazionali ecc) al momento del lancio del piano “Destinazione Italia” inciderà in maniera irrilevante sugli oltre 2.100 miliardi del debito.

In più, nel caso di Poste, si tratta di un’azienda che produce profitti ingenti. Nel 2012 hanno superato il miliardo di euro, con un fatturato di 24 miliardi. In caso di “privatizzazione” del 40%, lo Stato che ne manterrà il controllo dovrà dividere la torta con i neo-soci privati.

La poca lungimiranza dei saldi sulle partecipazione delle aziende di Stato è stata l’oggetto delle critiche da parte della Cgil. «La privatizzazione di Poste non parte male, parte malissimo. Le prime notizie di stampa mettevano in evidenza la volontà del Governo di prevedere una privatizzazione parziale attestata sul 35-40% del valore di Poste Italiane; oggi scopriamo che, invece, da quella percentuale si inizia – si legge in una nota della segreteria nazionale Slc-Cgil – «mai nessuno, nè Governo, nè Azienda, si è degnato di organizzare un incontro con le parti sociali». «Non basta sapere la storia delle “privatizzazioni” per sapere che questa non è la strada per il rilancio della nostra economia?» ha detto il segretario della Cgil Susanna Camusso, intervenendo al congresso di Sel a Riccione. Dello stesso avviso è Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione.

È dal 1992 che si parla di privatizzazioni ed è dal 1992 che il debito pubblico continua a salire, passando da 850 miliardi agli attuali 2.104. In 22 anni dalle privatizzazioni sono stati ottenuti 127 miliardi di euro. Oggi siamo punto e a capo. All’orizzonte ci sono i tagli imposto dal “Fiscal Compact”: 50 miliardi di euro per i prossimi 20 anni. Un incubo.