«Nessun salario dei dipendenti sarà toccato e nessun euro dovrà essere restituito né adesso né in futuro. Questa posizione è stata condivisa con le parti sociali». Il sindaco di Roma pare aver ritrovato la giusta vèrve, quando lascia il tavolo con i sindacati convocati d’urgenza nel pomeriggio.

Sembrava il colpo finale cinicamente assestato dal peso massimo Matteo Renzi e dal governo bipartisan allo sfidante Ignazio Marino. Ma potrebbe invece rivelarsi un gancio lisciato che finisce col ferire lo stesso ex sindaco di Firenze. Far esplodere proprio ora la bomba del salario accessorio ha fornito infatti al “marziano” dem la grande opportunità di non ritrovarsi solo sulle barricate.

Secondo il Mef, la retribuzione extra è stata «indebitamente» pagata agli oltre 23 mila dipendenti del Campidoglio negli anni tra il 2009 e il 2013 dalla giunta di Gianni Alemanno, attualmente indagato per Mafia Capitale. Ma il ministero dell’Economia, che ieri sera ha smentito di aver chiesto direttamente (e infatti non può farlo) all’attuale amministrazione comunale la restituzione dei 360 milioni utilizzati allo scopo, ha però di fatto avviato l’iter per il rientro del fondo. Ieri infatti la Corte dei conti ha aperto un fascicolo partendo proprio dalla relazione del Mef. E tra qualche mese i giudici contabili potrebbero battere cassa.

Il tema dei salari accessori ai dipendenti comunali è tra i più impopolari, in Italia, e non a caso Grillo cinguetta: «Marino munge l’ultima vacca rimasta». Eppure Matteo Renzi conosce bene il problema: la sua giunta a Firenze fu la prima a dover preparare un piano di rientro per restituire il fondo accantonato per la retribuzione extra dei dipendenti di Palazzo Vecchio, chiesto indietro dalla Corte dei conti.

Ma tant’è. Renzi 1 o 2 che sia ha deciso di tagliare corto con lo scomodo inquilino di Palazzo Senatorio. Stavolta però il “marziano”, che in casa dem molti danno quasi per spacciato, è riuscito ad emergere dalla solitudine. Sel, che fino a giovedì sera meditava di uscire dalla maggioranza di centrosinistra, ora concentra le sue richieste su una, prioritaria: «Puntare i piedi». E resistere a questo ennesimo attacco del premier/segretario.

Un nuovo patto Marino lo ha stipulato ieri anche con i sindacati, con i quali peraltro la giunta aveva lottato a lungo per trovare un accordo sul nuovo contratto decentrato che egli stesso aveva riformato all’inizio del 2014. I sindacati gli chiedono ora di non toccare quei circa 70 milioni di euro l’anno tutt’ora accantonati nel bilancio capitolino per coprire i costi del nuovo accordo. E lui li rassicura: «La nostra posizione, confortata anche da un parere che abbiamo ottenuto dall’Agenzia governativa che si occupa di questi aspetti», è quella di non toccare nemmeno un euro, e di non seguire le orme tracciate dall’amministrazione fiorentina di Matteo Renzi che nel 2012 chiese i soldi indietro ai dipendenti comunali.

«Il tavolo con i sindacati è convocato il 24 giugno a oltranza per firmare il nuovo contratto – annuncia Nieri – poi ci sarà una grande assemblea del sindaco con tutti i dipendenti per presentare i progetti sul Giubileo e condividere insieme questa fase».

Ecco, il Giubileo: l’altro rompicapo a incastro che rende incerto il futuro dell’attuale giunta. Il consiglio dei ministri dovrebbe decidere a breve quali poteri affidare al prefetto Franco Gabrielli nel piano straordinario delle opere giubilari. Una scelta che va di pari passo con il rimpasto di giunta che Renzi vorrebbe. Ma si dovrà almeno aspettare che il prefetto di Roma finisca di studiare la relazione che scava nell’inchiesta di Pignatone e decida se chiedere o meno lo scioglimento del comune per mafia o anche, come sostiene Il Sole 24 Ore, per «gravi e ripetute violazione di legge».

In questo contesto, allargare il fronte di chi, all’interno del Pd, lo difende, per Marino è diventato ora di fondamentale importanza. Perciò rafforza il tandem con Matteo Orfini: «Il commissario del Pd Roma, nominato da Renzi per alcuni fatti gravi avvenuti all’interno del partito – scandisce Marino ai cronisti – ha deciso di intraprendere la strada di cambiamenti significativi a partire dalla settimana prossima. E, in un rapporto di gentilezza istituzionale, mi ha voluto illustrare i cambi strutturali radicali che metterà in atto anche in relazione al lavoro fatto da Fabrizio Barca».

Un’assunzione di responsabilità che, aggiunge il sindaco, fa onore al Pd: «È un partito che ha visto dei problemi al suo interno e li sta correggendo». Una svolta radicale, dunque, ma «nel partito – sottolinea il “marziano” – non nella giunta».