Arriva a termine il primo processo per terrorismo a carico di Salah Abdeslam, unico sopravvissuto del commando che ha colpito Parigi il 13 novembre 2015 (130 vittime) con una condanna esemplare, il massimo richiesto dall’accusa, 20 anni di reclusione per tentato omicidio e porto illegale d’armi in un contesto terroristico.

Il 15 marzo del 2016 Salah Abdeslam, in fuga dopo gli attentati nella capitale francese, viene intercettato dalle autorità belghe e francesi in un appartamento a Bruxelles in rue Dries nel quartiere di Forest, dove al momento del controllo apre il fuoco ferendo diversi agenti. È quella che i media chiamano la sparatoria di Forest, a cui partecipa anche Sofiane Ayari, passaporto tunisino, anch’egli condannato a 20 anni con gli stessi capi d’accusa. Su di lui indagano gli inquirenti, per un presunto ruolo di legame con lo Stato islamico in Siria, dove sarebbero stati pianificati gli attentati.

Entrambi gli imputati, assenti durante il pronunciamento della sentenza, hanno fatto parte della medesima cellula terroristica di foreign fighters che ha colpito Parigi prima e Bruxelles poi. Salah Abdeslam viene arrestato pochi giorni dopo la sparatoria di Forest a Molenbeek, accelerando i piani dei restanti membri della cellula, i quali abbandonano l’idea di colpire nuovamente la capitale francese ripiegando su Bruxelles, il 22 marzo 2016, con gli attentati simultanei all’aeroporto e nella stazione metropolitana di Maelbeek, nel cuore del quartiere europeo.