La giornata di ieri è stato sia il giorno in cui Tokyo ha registrato il picco di casi di Covid-19 con 4166, e l’arcipelago in totale 14207, anche questo un record, ma anche il giorno in cui nella mattinata giapponese, dagli schermi delle televisioni, si irradiavano i sorrisi, la freschezza e gli abbracci fra le tre medaglie nel concorso dello skateboard park femminile, uno dei nuovi sport che hanno debuttato in questa edizione delle Olimpiadi.

Come era successo alcuni giorni fa per la disciplina skateboard street donne, a vincere l’oro è stata ancora una volta una giapponese, Sakura Yosozumi, seguita dalla connazionale Kokona Hiraki, mentre al terzo posto si è classificata la britannica di madre giapponese Sky Brown. Nel catino vuoto, perché senza spettatori, dell’Ariake Urban Sports Park, ma incandescente a causa delle temperature altissime e dell’afa che avvolge l’arcipelago in questo periodo, è stata ancora una volta una sfida tra ragazze giovanissime. Diciannove anni per la vincitrice, ma addirittura dodici e tredici anni rispettivamente per la medaglia d’argento e quella di bronzo.

UNO SPORT spettacolare che ha saputo conquistare, attraverso gli schermi naturalmente, l’attenzione dei giapponesi e dei media del paese attraverso un senso di freschezza e di giocosità che raramente si vede in altri sport, soprattutto quelli più mainstream. L’essere al debutto all’evento olimpico e il fatto di avere fra i suoi protagonisti, anche nelle discipline maschili, ragazzi giovani, quando non giovanissimi, ha contribuito a creare un’atmosfera da playground, più una festa che una competizione agonistica vera e propria, almeno a giudicare dagli abbracci, dai sorrisi e dalle parole scambiate, sotto la maschera, sul podio e durante la gara fra le tre finaliste.

NEI PROSSIMI MESI la popolarità dello skateboard nel Sol Levante è quasi sicuramente destinata ad esplodere, anche considerando che si tratta di un’attività che si svolge all’aperto e perfetta per i tempi di pandemia che stiamo vivendo. I primi segnali del resto ci sono già, le azioni della Morito Co. ad esempio, la principale azienda costruttrice di skateboard, sono schizzate alle stelle dopo la medaglia d’oro nello street skateboard di Momiji Nishiya del 26 luglio. Ma la situazione per chi pratica lo skateboard in Giappone non è così rosea come sembra, se in questi ultimi giorni i media hanno spesso esaltato questa disciplina sportiva, in realtà fino ad ora c’è stato un forte ostracismo verso coloro che praticano lo skateboard per le strade o nei luoghi pubblici delle metropoli dell’arcipelago.

Tabelle con la scritta «no skateboarding» punteggiano quasi tutti i luoghi pubblici delle città nipponiche e chi pratica questa attività nel Sol Levante è spesso visto come un piccolo delinquente o, nella migliore delle ipotesi, come qualcosa di fastidioso e pericoloso, soprattutto dalla popolazione più anziana sempre più in aumento. Come se non dovesse bastare, molti dei giovanissimi che si avvicinano allo skateboard e che non hanno la possibilità di frequentare gli appositi impianti, devono scontrarsi periodicamente anche con delle leggi in materia di uso degli spazi pubblici che non sono per niente chiare e contribuiscono a creare confusione.

TORNANDO a quanto scritto all’inizio, niente simbolizza meglio della giornata di ieri la situazione schizofrenica che molti abitanti dell’arcipelago giapponese sono costretti a vivere in queste settimane. Da una parte il rifiuto delle Olimpiadi per motivi legati alla catastrofe sanitaria che potrebbero causare nella capitale, ma anche per l’egoismo che la macchina olimpica mostra nello sfruttare il luogo che colonizza per il breve periodo in cui si svolgono i giochi. Dall’altra la sincera emozione per le storie e i percorsi personali sportivi di alcuni degli atleti, soprattutto riguardo coloro che gareggiano in sport solitamente fuori dalle luci della ribalta internazionale, storie che sono capaci di donare ottimismo e un’ondata, anche se temporanea, di positività.