Il Consiglio di Sicurezza Onu ha votato mercoledì un’ulteriore proroga di sei mesi della Minurso, missione di pace nel Sahara occidentale, dopo che la seduta, prevista per lo scorso lunedì, era stata rinviata per «disaccordi sulla votazione della risoluzione finale». Una riunione complessa che ha visto gli Usa, promotori della nuova risoluzione, contrapposti alla Francia, paese allineato alle posizioni di Rabat.

Differenze sono emerse anche nei confronti del documento conclusivo del segretario generale Onu, Antonio Guterres, favorevole al prolungamento di un altro anno fino a ottobre 2019. Guterres ha accolto positivamente la volontà delle parti in causa, Fronte Polisario e Marocco (con Algeria e Mauritania come paesi osservatori), di incontrarsi il 5 dicembre a Ginevra per una conferenza sul Sahara occidentale su iniziativa dell’emissario Kohler.

Guterres ha aggiunto che la richiesta di proroga annuale non punta al mantenimento dello status quo, come vorrebbe la Francia, ma «per preservare condizioni stabili sul terreno, che potrebbero diventare impraticabili con l’interruzione anticipata della missione e il rischio di un conflitto nell’area». Perplessità sono state espresse (soprattutto per la futura pressione nei confronti di Rabat, contraria a qualsiasi forma di soluzione che non sia «l’autonomia») dall’ambasciatore francese all’Onu, François Delattre: «La riduzione del mandato ci sembra un’errata soluzione senza effetti reali sul processo politico e suscettibile solo di indebolire il mandato dell’Onu».

Di parere opposto gli Usa: «La Minurso è una missione di mantenimento della pace che avrebbe dovuto concludersi da molto tempo (dura da oltre 40 anni, ndr) visto che il Sahara occidentale è diventato un vero esempio di conflitto congelato», ha dichiarato John Bolton, consigliere per la sicurezza nazionale Usa.

Lo stesso Bolton, collaboratore del precedente inviato Onu per il Sahara occidentale James Baker, era già entrato in contrasto con Rabat dopo che alla Minurso era stato esteso il mandato anche alla tutela dei diritti umani nei Territori Occupati, cosa poco gradita dal governo marocchino. L’intransigenza di Washington è stata giustificata dal vice-ambasciatore americano all’Onu, Jonathan Cohen, che ha annunciato che «gli incontri previsti per dicembre avvieranno i colloqui di pace diretti, la missione Minurso non potrà essere prorogata sistematicamente, come avvenuto in passato, e gli Usa non lasceranno più cadere il conflitto nell’oblio».

Washington nel suo nuovo progetto di risoluzione richiede infatti «il ripristino della missione con la volontà di organizzare in tempi rapidi un referendum sull’autodeterminazione nel Sahara occidentale» per dare nuovo slancio al processo di pace e mettere fine all’attuale impasse. Secondo Voa-News, la posizione irremovibile degli Usa sarebbe legata non tanto alla «volontà di risolvere il conflitto nel Sahara occidentale», quanto al tentativo di diminuire i finanziamenti per le missioni Onu, considerate dallo stesso Trump «un inutile spreco di soldi», come avvenuto in Palestina con l’Unrwa.

Soddisfazione da parte del Fronte Polisario che, per voce del suo segretario generale, Brahim Ghali, accoglie la proroga di altri sei mesi e la volontà di istituire in tempi brevi colloqui e referendum: «La questione nel Sahara Occidentale va risolta come una questione di decolonizzazione che metta il popolo saharawi in grado di esercitare il proprio diritto all’autodeterminazione».