Le Forze democratiche siriane (Sdf) hanno iniziato a ritirarsi dal confine nord tra Siria e Turchia, come previsto dall’accordo tra Ankara e Washington. Ad annunciarlo è uno dei leader della Federazione del Nord della Siria, Zêdan el-Asî.

L’agenzia Anha, legata alle unità di difesa curde, ha pubblicato le immagini di combattenti a bordo di pick-up allontanarsi dalle postazioni di frontiera di Ras al-Ayn e Tell Abyad con le armi, accompagnati da marine Usa. Le Sdf smantelleranno le barriere di confine e porteranno via l’artiglieria pesante. Secondo l’agenzia curdo-irachena Rudaw, si trasferiranno a una distanza compresa tra 25 e 40 km dal confine.

A monte sta l’accettazione da parte delle Sdf (federazione multietnica e multiconfessionale guidata dalle Ypg/Ypj curde, che in questi anni ha combattuto senza soluzione di continuità l’Isis, costringendolo alla ritirata da Rojava e Raqqa) della cosiddetta safe zone, tanto agognata dalla Turchia e ora concessa dall’amministrazione Usa.

I curdi la leggono in modo diverso: l’accordo che definiscono «tripartito» servirà, dicono, a impedire un’invasione turca di Rojava dove dallo scoppio della guerra siriana le comunità locali hanno dato vita al progetto di confederalismo democratico.

Eppure, appena ieri, il presidente Erdogan lanciava la sua rinnovata minaccia: le truppe turche, ha detto, attraverseranno «molto presto» l’Eufrate verso est. Verso Kobane, Manbij e il confine con l’Iraq dove, è l’obiettivo turco, dovrà terminare la safe zone.

Nelle stesse ore (mentre in territorio turco arrivava la seconda partita dei sistemi russi di difesa S-400) a Mosca Erdogan incontrava Putin per discutere dell’altro fronte turco, interconnesso al primo: la provincia nord-ovest di Idlib, dove le opposizioni islamiste sponsorizzate da Ankara sono ormai accerchiate dai governativi di Assad.

I toni sono, ovviamente e a favor di stampa, sereni: «normalizzazione», la parola d’ordine dei due leader. Ovvero, dice Putin, «passi comuni per neutralizzare le reti dei terroristi a Idlib». Quelli finora gestiti e armati dalla Turchia.