Sono le donne irachene a rispondere al leader religioso sciita Moqtada al-Sadr: ieri in migliaia sono scese in piazza e hanno marciato, con e senza velo, in mezzo ai presidi permanenti contro il «codice di condotta» sadrista.

Diciotto punti redatti domenica scorsa da al-Sadr stesso e diretti ai manifestanti che dal primo ottobre scorso occupano le piazze di Baghdad e delle città del sud chiedendo giustizia sociale, fine del sistema settario e redistribuzione della ricchezza.

Tra i 18 punti c’è la segregazione di genere, perché «l’Iraq non diventi Chicago»: no al mix di donne e uomini nelle piazze, in questi mesi teatro di un’autogestione in cui ognuno sta dando il suo contributo, donne, uomini, giovani, anziani, sciiti, cristiani. «Chiunque accusi le donne di debolezza non conosce l’Iraq», ha detto all’Ap una delle manifestanti, Baan Jaafar.

Di certo non è un bel periodo per al-Sadr, semi-travolto dalle proteste e per questo fattosi banderuola. Prima stava con il governo (di cui è parte integrante, da vincitore delle elezioni del 2018), poi con la piazza, ora di nuovo con il governo tanto da aver messo a disposizione i suoi uomini per picchiare e disperdere i manifestanti.

In prima linea ci sono Berretti blu, una sorta di milizia creata nei mesi scorsi e dissolta martedì su ordine dello stesso al-Sadr dopo le accuse, provate, di violenze e omicidi compiuti a Najaf (otto morti) e la distruzione delle tende in piazza Tahrir a Baghdad. Ora al-Sadr lancia addirittura un’inchiesta contro i violenti.