Da oltre una settimana è sulla bocca della piazza giallorossa, passato dall’anonimato della Primavera alle prime pagine dei giornali. Umar Sadiq, classe ’97, il pennellone che la scorsa giornata di campionato ha insaccato il 2-0 contro il Genoa che ha permesso alla Roma di prendere una boccata d’ossigeno dopo una prima parte di stagione assai deludente.

Primo gol in Serie A («Momento indimenticabile»), prime interviste, ma una crescita calcistica esponenziale che ha indotto il ds Walter Sabatini, questa estate, ha sborsare 500mila euro per il prestito del giovane nigeriano e fissare a 2,5 milioni di euro il riscatto del suo cartellino. Sadiq, d’altronde, era sul taccuino dei dirigenti romanisti fin dall’anno scorso quando i giovani dello Spezia, la società che lo ha portato in Italia, incontrarono la selezione giallorossa nei quarti di finale del campionato Primavera. Lo Spezia perse 2-0, ma a brillare in quella gara e in quel campionato furono le due stelle spezzine: Sadiq, che chiuse la stagione con 27 gol in 32 gare, e il terzino Abdulahi Nura, compagni fin dalle scuole calcio in Nigeria e giunti insieme in Italia alla corte del patron dello Spezia Gabriele Volpi, prima di approdare a Trigoria.
Sadiq oggi vive nel pensionato di Trigoria, la sua famiglia è ancora in Nigeria e lui, integrato come vivesse da sempre qui, spera di poter presto ricongiungersi con i suoi cari, magari proprio qui a Roma.

A differenza di tante altre storie tristemente note, a portarlo in Italia non è stata una trattativa lampo gestita da qualche intermediario che lucra sulle speranze dei giovani africani. Sadiq, come Nura, è prodotto di un’esperienza da tempo sedimentata nella zona di Abuja, capitale della Nigeria: «Football College Abuja», un progetto nato su forte spinta proprio di Volpi. mira a sviluppare parallelamente la crescita del giocatore in età adolescenziale e il contesto formativo, educativo e didattico. Questa estate il manifesto ebbe modo di parlare con Renzo Gobbo, Responsabile tecnico della Fca, proprio quando l’approdo di Sadiq a Roma aveva stuzzicato il palato degli addetti ai lavori. Apprendemmo che l’attività della Fca, nata nel 2012, si focalizza sullo sviluppo di ragazzi di talento che risiedono direttamente nelle strutture del college, nei pressi dello Stadio Nazionale di Abuja, dove hanno a disposizione campi di allenamento di qualità superiore alla norma, centri di studio, mense e servizi interni.

Il personale che si occupa della parte calcistica è composto da persone che hanno già ottenuto la licenza UeFa-Pro, un diploma avanzato da allenatori e laurea specialistiche in materia e ad oggi l’Fca è la più importante accademia sportiva in Nigeria, capace di rifornire di parecchi elementi le nazionali giovanili. Oltre 2mila ragazzi all’anno, alle 6:30 di mattina tutti i giorni della settimana tranne il sabato (giorno delle amichevoli), si fanno trovare ai cancelli dell’accademia, dove – per la vocazione sociale del progetto – uno stage non si nega a nessuno. Intere famiglie, padri e madri che portano i loro figli, centinaia di ragazzi tra i 14 e i 17 anni, molti dei quali arrivati con mezzi di fortuna dall’altra parte del paese: fuori i cancelli si intrecciano storie, racconti ed esperienze, per lo più di orfani e ragazzi cresciuti nei villaggi più poveri di un paese dilaniato da un’ultradecennale corruzione e oggi dalla guerriglia di Boko Haram.

60 i posti disponibili per questa accademia e non di più. Diversamente riuscirebbe difficile garantire un lavoro qualitativamente di primo livello. Un progetto, dunque, ambizioso e che sembra essere stato ben accolto dalle istituzioni nigeriane, vista la grande familiarità di cui gode da quelle parti il patron Volpi.

L’Fca, infatti, nasce grazie al finanziamento della Social Sport Foundation, fondazione a cui giungono annualmente il 2% degli introiti della Orlean Invest e che, dopo aver acquisito A.C. Spezia, Pro Recco e Rijeka (squadra croata prima in fallimento e ora habitué delle massime competizioni europee, il cui presidente è Damir Miskovic, braccio destro di Volpi in Nigeria), ha deciso di espandere la propria attività anche in Africa.
L’Fca, dunque, nasce come progetto nella responsabilità sociale d’impresa della Orlean Invest Holding, una fiduciaria panamense che raccoglie tutte le attività condotte da Volpi in Nigeria, per lo più legate a un ricco business delle attività logistiche e portuali al servizio dell’industria petrolifera.

Un uomo d’affari, un magnate e una persona riconosciuta dai vertici nigeriani: questo è il fil rouge che lega l’impegno sociale e calcistico alle articolazione di un impero messo in piedi negli anni 80, grazie alla reciprocità di rapporti con Atiku Abubakar, ex vice-direttore generale del servizio doganale nigeriano, poi vice-presidente e ancora oggi uno degli uomini più ricchi e potenti del Paese.

Grazie al rapporto pubblicato nel 2010 dalla Permanent Subcommittee on Investigations del Senato statunitense, frutto di oltre un anno di indagini sulla corruzione della leadership nigeriana, si è potuto appurare che «Atiku Abubakar è entrato in società con Gabriele Volpi attraverso una società creata per fornire servizi di supporto portuale all’industria del petrolio e del gas». Il riferimento è alla compartecipazione dei due personaggi nelle vicende della società Intels che, con l’aumento esponenziale del mercato petrolifero in Nigeria negli ultimi 20 anni, è diventata il principale partner nei servizi di supporto logistico per le grandi multinazionali del greggio, dalla Eni alla Shell, dalla Total alla Mobil fino alla Texaco. Un giro di soldi dal volume immenso, come ha testimoniato la Exxon/Mobil proprio alla commissione d’indagine del Senato Usa: solo tra il 2006 e il 2008 la multinazionale ha versato a Intels oltre 245 milioni di dollari per i servizi forniti.