Stipendi bloccati, scatti di carriera da restituire al governo, potere di acquisto calato fino al 32% nel caso dei collaboratori scolastici, mentre gli stipendi crescono solo per i dirigenti. In questa situazione deprimente, al risveglio del nuovo anno, i lavoratori della scuola sono caduti in un’imboscata del governo: i docenti, il personale Ata e i precari che nel 2012 hanno maturato una progressione di carriera dovranno restituire fino a 150 euro lordi, a rate, nel corso del nuovo anno. Lo sostiene l’informativa 157 diffusa dal ministero dell’Economia e delle finanze (Mef) il 27 dicembre 2013 che ha provocato una rivolta tra i docenti e i sindacati e una nuova spaccatura tra il governo e il suo azionista di maggioranza: il Pd.

Il Mef intende applicare un decreto della presidenza della Repubblica (122 del 2013) che ha sancito la nullità dell’accordo sulla copertura degli scatti automatici e sugli aumenti contrattuali con decorrenza dal 2 gennaio 2013 in poi. Chi ha maturato un passaggio di fascia nel 2013 non riceverà l’importo previsto che verrà recuperato dallo Stato mediante una ritenuta mensile fino all’estinzione del debito. I dipendenti colpiti da questa manovra rispondono a due caratteristiche: ci sono quelli che hanno maturato uno scatto stipendiale a partire da maggio, e dovrà restituirlo tra maggio e dicembre, e c’è chi l’ha percepito da settembre, e dovrà restiturilo tra settembre e dicembre. La Flc-Cgil avverte che a fine mese i lavoratori della scuola troveranno nel cedolino dello stipendio un avviso che comunica la somma da recuperare e le rate per recuperarla. Ad essere danneggiati saranno anche gli ex precari assunti nella scuola negli ultimi tre anni. La loro ricostruzione di carriera potrebbe essere compromessa, dato che il blocco dura dal 2012, quando un’analoga misura fu presa da Tremonti all’interno di feroce una spending review che ha tagliato alla scuola 8,4 miliardi di euro. Il governo Letta procede dunque nella stessa direzione dei suoi predecessori: prosegue la spending review e colpisce gli stessi soggetti. L’esecutivo estorce il valore del lavoro due volte: dall’alto, con il blocco di scatti e contratti (e la cancellazione dell’indennità di vacanza contrattuale). Dal basso chiedendo la restituzione dei soldi guadagnati da chi quegli scatti li ha ottenuti.

«Come si fa a richiedere, anzi a decurtare senza permesso, senza avvertire, il già magro stipendio dei docenti e dei lavoratori della scuola di una somma così consistente?» si chiede la scrittrice e insegnante Mila Spicola, oggi componente della direzione nazionale del Pd. Secondo Spicola, il governo Letta dimostra «una grande debolezza istituzionale» e non deve chiedere «un solo euro indietro ai docenti».

I sindacati sono indignati. I Cobas denunciano il calo del potere d’acquisto degli stipendi fino al 32% per il personale Ata e l’aumento del 22,2% per i dirigenti. Invitano il personale scolastico ad una mobilitazione prevista in via Manzoni a Roma il 17 gennaio. L’Anief promette di ricorrere alla Cedu e attacca il principio della preminenza dell’equilibrio di bilancio sui diritti soggettivi dei lavoratori. L’Usb ricorda che la restituzione dello scatto di anzianità nel 2011 è stato pagato con un prezzo altissimo. I lavoratori hanno dovuto rinunciare al 40% del proprio fondo d’istituto. Reazioni durissima anche da parte della Cisl e della Gilda.

Da sindacale, il caso è diventato politico. Tre giorni fa, il Movimento 5 stelle, aveva denunciato il «prelievo forzoso come in Grecia». Ieri ha promesso un atto ispettivo al governo. Il ministro Carrozza si è trovata costretta a scrivere al collega all’economia Saccomanni per chiedere spiegazioni. Il responsabile scuola Pd, Davide Faraone, è intervenuto dicendosi «sorpreso perchè ancora una volta si punisce l’unica categoria di lavoratori dello Stato che ha prodotto nel 2013 un segno più». Un’uscita evidentemente concordata con il segretario del Pd Matteo Renzi. La richiesta è di sospendere la nota del Mef.. Lo chiede anche una petizione online firmata da 4 mila docenti.