La versione di Alfonso Sabella su ciò che accadde nel luglio 2001 a Genova durante il G8 scatena quasi una crisi politica nel comune di Roma. La tensione è salita a mille, ieri, tra il sindaco Ignazio Marino e il vice presidente della Regione Lazio, Massimiliano Smeriglio (Sel), dopo le interviste rilasciate al manifesto («Dimettermi? Denunciatemi, altri tradirono lo Stato») e a Repubblica dall’assessore alla Legalità della Capitale che a quei tempi era delegato a controllare le operazioni di polizia penitenziaria e dunque anche la legalità dentro la caserma di Bolzaneto, sotto inchiesta per questo ma poi prosciolto con archiviazione.

Nelle interviste Sabella denuncia di essere stato una «vittima di quello stesso sistema», perseguitato per aver rivelato ai pm «un piano degli arresti preventivi» che però «non è mai scattato», infamato dall’ordinanza del gip che nell’archiviazione lo ha comunque bollato come inadempiente al proprio dovere. E, soprattutto, ipotizza una «regia politica» dietro alle violenze della polizia arrivando a dire che «qualcuno voleva il morto, ma doveva essere un poliziotto, non un manifestante, per criminalizzare la piazza e metterla a tacere una volta per sempre».

Parole che fanno fare un salto sulla sedia a molti, compresi i cronisti che lo hanno intervistato. In particolare però Smeriglio, che 14 anni fa era a Genova «come rappresentante istituzionale», su Facebook pone all’assessore capitolino una serie di domande. Perché il tema, dice, «non sono dimissioni di Sabella, che è arrivato in Campidoglio dopo la partenza dell’inchiesta di Mafia Capitale, ma quello di stabilire una verità giudiziaria e storica su Genova». Le stesse domande che «dovrebbe poter fare una commissione d’inchiesta parlamentare» e che «si dovrebbe fare qualche bravo magistrato».

«Perché vuole essere denunciato? Chi e come doveva operare gli arresti preventivi? Chi diede l’ordine di creare due prigioni provvisorie a Forte San Giuliano e Bolzaneto? Chi redasse il piano per poi modificarlo in corso d’opera per “soffiare sul fuoco e far esplodere gli scontri”? Quale la regia politica, che, secondo lei, voleva far esplodere la violenza? Chi, quali apparati dello Stato, quale personalità politica voleva il morto a Genova? Chi la voleva incastrare e perché? Davvero lei non si rese conto delle violenze fuori controllo che sotto la sua personale responsabilità si stavano perpetrando a Bolzaneto? Non pensa sia utile una commissione d’inchiesta parlamentare sui tragici fatti di Genova? Nel qual caso si metterà a servizio della ricostruzione dei fatti e della verità su quei giorni?».

Il sindaco Marino però la prende come un attacco personale e, sostenuto anche da gran parte del Pd romano, si schiera subito a difesa del suo assessore, ex procuratore antimafia di Palermo nel pool di Caselli: «Parole estremamente gravi e offensive. È una gravissima azione contro la mia giunta e quindi esigo un chiarimento immediato dal presidente Zingaretti e da Sel. Nessuno – aggiunge – si deve permettere di criticare l’azione di un uomo che ha rischiato per tutti noi la sua vita e quella dei propri familiari, identificando e arrestando persone come Giovanni Brusca che hanno massacrato Falcone, sua moglie e gli uomini della scorta. Se non abbiamo rispetto per queste persone, allora forse è meglio che lasciamo il Paese».

Crisi rientrata in serata: Smeriglio, come anche il vicesindaco di Sel, Luigi Nieri, confermano «piena fiducia a Sabella». «Solo – ribadisce Smeriglio – l’idea che la chiarezza aiuterà tutti ad essere più forti».