Sabato scorso in piazza (forse) è nata la coscienza collettiva di una comunità: ho visto persone che non immaginavo sarebbero mai andate a manifestare accanto a tanti attivisti e famiglie arcobaleno.

L’entusiasmo, l’energia di tutti era percepibile nell’aria, dai più giovani ai più grandi, e da qui bisogna ripartire. Questi mesi di discussione sul ddl Cirinnà possono essere un’opportunità per la comunità lgbt preziosa, un’ occasione per essere compatti e ritrovare quella forza che da tempo abbiamo dimenticato di avere. Il mondo degli «attivisti» è prezioso come catalizzatore ma da solo non è sufficiente se non si innesca una reazione più ampia e più forte nella società civile. Essere dalla parte della ragione non basta a prendersela. Una voce forte e unita, che parte dalla gente, come questa volta, permette di tornare centrali nella vita politica di questo paese.

Le tante sveglie che in tutta Italia, e non solo, che qualche giorno fa hanno risuonato, sono il segnale che non c’è più tempo, non possiamo più aspettare. E’ da trent’anni che lottiamo, ora è il momento di fare un primo passo verso l’uguaglianza. E’ il grido di chi non ce la fa più a vedere i propri diritti trasformati in mercanzia per alcuni politicanti e le proprie battaglie ridicolizzate ogni giorno.

Il paese è più pronto della politica. In piazza sabato abbiamo visto anche tante famiglie eterosessuali, ed è qui che è visibile l’evoluzione in atto del paese. Le grandi battaglie sui diritti si vincono quando si comprende che sono di tutti, non di una parte o di una minoranza.

Il 28 gennaio inizierà la discussione al Senato del ddl Cirinnà , si voteranno le pregiudiziali di costituzionalità: noi saremo lì con un presidio insieme a tante persone e associazioni, per ribadire che chi prende decisioni sulle nostra vite, non può prescindere da noi. Bisogna creare le condizioni perché l’attenzione mediatica e la forza, nata dalla piazza di #svegliatitalia, sia catalizzata e non vada dispersa. Questo sarà anche compito di noi associazioni di essere dei punti di riferimento e spazi di riflessione. Ieri il gruppo dei senatori del Pd ha approvato l’impianto della legge Cirinnà: si tratta di un buon segnale, un punto di partenza per trovare con l’area cattolica del partito delle soluzioni più condivise possibili. La step-child adoption non è trattabile, rappresenta davvero il minimo di rispetto verso tante famiglie, già esistenti, e tanti bambini finora senza diritti.

La disinformazione che in questi mesi una parte di media e di politica ha cercato di fare sul tema dei figli, legando pretestuosamente la step-child alla maternità surrogata, è vergognosa: la questione della gestazione per altri , tra l’altro vietata nel nostro paese, è così delicata che è necessario affrontarla in un contesto più sereno e meno strumentale. La grande differenza tra noi e i nostri oppositori, in particolare mi riferisco al Family Day, è nei contenuti, non sui numeri: noi siamo scesi in piazza per i nostri diritti, per vedere la nostra vita migliorata, mentre loro sabato 30 andranno a manifestare contro di noi, senza alcuna proposta verso le famiglie.

Ora noi associazioni abbiamo un grande compito di vigilare questi mesi sulla discussione del Cirinnà in Senato senza mai abbassare la guardia o retrocedere di un millimetro.

La comunità lgbt deve stare attenta. Subito dopo l’eventuale approvazione della legge sulle unioni civili dobbiamo ricominciare la battaglia per il matrimonio egualitario e le piene adozioni, altrimenti il ddl Cirinnà può diventare la pietra tombale sulle nostre rivendicazioni.

* presidente Circolo Mario Mieli