Nel centenario dall’inizio della prima guerra mondiale, sabato 28 giugno in piazza della Repubblica a Roma un ampio cartello di sigle sindacali, partiti e movimenti sfilerà a partire dalle 14 contro un’altro tipo di guerra, meno cruenta, ma altrettanto grave: l’austerità. Tra gli altri, l’Unione Sindacale di Base, la minoranza Cgil guidata da Giorgio Cremaschi «il Sindacato è un’altra cosa», Ross@ esponenti No Tav, movimento per l’acqua pubblica, Alba, Rifondazione Comunista, Rete dei Comunisti, Partito dei Comunisti Italiani, Partito Comunista dei Lavoratori, la campagna Noi Saremo Tutto, Cub Lazio, Carc e Sinistra anticapitalista hanno convocato la prima manifestazione del «controsemestre popolare».

A poche ore dall’inizio del semestre europeo (1 luglio) a guida italiana la manifestazione, presentata ieri a Roma in una conferenza stampa all’ingresso della Rappresentanza in Italia della Commissione europea in via IV novembre, intende opporsi al «partito della Nazione» invocato dal presidente del Consiglio Matteo Renzi. Al centro della piattaforma c’è la denuncia del Fiscal Compact e del Meccanismo europeo di stabilità (Mes), il cosiddetto Fondo salva-Stati, e i regolamenti collegati. A questo scopo è stata depositata in parlamento una petizione di 3 mila firme che chiede il varo di una legge costituzionale e l’indizione di un referendum di indirizzo per cancellare entrambi.

«Questi strumenti hanno accentrato il potere decisionale delle politiche pubbliche nelle mani di un’oligarchia che risponde solo ai mercati – affermano gli organizzatori – Chiediamo che venga cancellato il pareggio di bilancio iscritto nella Costituzione grazie ai voti del Pd e del Pdl». Tra le altre rivendicazioni c’è la cancellazione della legge Fornero sulle pensioni e le leggi sulla precarietà, a cominciare dalla legge Poletti sui contratti a termine. Critiche anche alla costituzionalità dell’accordo sulla rappresentanza tra i sindacati confederali e Confindustria.

L’effetto «calamita» di cui beneficia il Pd con il 40% alle europee, e la debolezza della sinistra anti-capitalista e anti-austerity, non aiutano a radicare un’opposizione nel paese. In più Renzi cerca di bruciare il terreno alle critiche anti-austerity e si spende molto per la crescita. A suo avviso la prossima Commissione Ue dovrà applicare integralmente i trattati, nel rispetto però del rigore fiscale. «Ma la flessibilità dei trattati è un’invenzione mediatica italiana – afferma Cremaschi – Basta leggere i giornali tedeschi o francesi: la crescita è bassa, i redditi crollano, crescerà la disoccupazione, l’austerità continuerà a distruggere il lavoro e lo stato sociale».

«Il nostro è l’unico paese europeo, insieme alla Germania, dove le forze al governo che gestiscono il Fiscal Compact e il pareggio di bilancio hanno successo – riconosce Cremaschi – Ma fin’ora nel nostro paese è stata ignorata la questione europea e la contestazione all’austerità è rimasta sullo sfondo. Non durerà a lungo, in autunno i nodi inizieranno ad arrivare al pettine».