Sarà una seconda Maidan? Difficile dirlo, ma a Kiev la situazione resta esplosiva. L’avventuriero Michail Saakashvili – già presidente della Georgia e della provincia di Odessa – è tornato alla ribalta in Ucraina e promette di rovesciare Poroshenko. Appoggiato dai settori più reazionari di Washington.

Già da una settimana i suoi «pasdaran» si sono installati con tende e gazebo davanti al parlamento ucraino e hanno promosso due manifestazioni in cui si sono verificati scontri con la polizia. Saakashivili sostiene che se andrà al potere in Ucraina in 70 giorni cambierà tutto.

Ci sarà una riforma della sanità, richiamerà i riservisti per combattere i russi nel Donbass, eliminerà la corruzione. «Io so come fare. Tutto ciò l’ho già realizzato in Georgia», ha promesso in un comizio davanti ai suoi sostenitori, sabato scorso.

In realtà Saakashvili venne sonoramente sconfitto nel 2008 in Georgia, dimostrando proprio di non sapere come fare: su istigazione della Nato attaccò l’Ossetia del sud, che si era proclamata indipendente con l’Abkhazia, provocando la reazione immediata dell’esercito russo.

E dopo questa disfatta sul campo cominciò la sua parabola politica in Georgia, dove è ricercato e gli è stata revocata la cittadinanza; passato in Ucraina, sempre con fervore anti-russo a sostenere Poroshenko, dopo essere stato nominato governatore della regione ucraina di Odessa si è visto revocare anche la cittadinanza ucraina.

Nel comizio di domenica a Kiev dopo di lui sono intervenuti ex miliziani del Donbass che hanno dichiarato perentoriamente che se «il presidente ucraino non cambierà strada farà la fine di Ceausescu».

Il presidente Poroshenko è stato costretto a intervenire pubblicamente alla tv di Stato per affermare che le proteste non hanno alcuna base sociale e «intendono solo destabilizzare il paese». Dopo qualche incertezza sembra che Poroshenko abbia incassato il sostegno definitivo dalla Casa bianca, che garantirà di tenere sotto controllo i gruppi più oltranzisti del Congresso che sostengono Saakashvili.

Domenica sera la polizia, dopo un fitto lancio di lacrimogeni, ha caricato i dimostranti pro-Saakashivili facendoli arretrare di qualche centinaia di metri dalle vie direttamente collegate al parlamento fino al parco cittadino. La resistenza è stata significativa malgrado l’impiego di oltre di 500 uomini della polizia.

Da parte sua Julija Timoshenko – tatticamente alleata di Saahakashvili – afferma di voler sostenere dentro il parlamento le rivendicazione dell’ex-premier georgiano senza «sporcarsi le mani», almeno per ora, con la piazza. Ha mandato solo in avanscoperta alcuni suoi parlamentari che hanno dato «pieno sostegno al movimento».

Tuttavia la «pasionaria» della rivoluzione arancione del 2006 non crede alle ipotesi della ripresa della guerra nel Donbass, a differenza dell’ex premier georgiano, e continua a spingere per una soluzione negoziata sulla base degli Accordi di Minsk.

La situazione a Kiev resta tesa. Domenica mattina un uomo, proveniente dalla provincia di Odessa è stato arrestato vicino alla Rada con un fucile, deciso a farsi giustizia da solo.

E nel pomeriggio, appena fuori da una fermata del metrò di Kiev, Andrey Kryshenko leader del gruppo armato Esercito Nazionale di Liberazione, formazione legionaria di estrema destra, è stato ferito gravemente alla schiena e al collo da colpi di arma da fuoco.

Secondo i giornali ucraini, Krishenko avrebbe comunque risposto al fuoco ferendo entrambi gli aggressori che si sarebbero poi dati alla fuga. In serata l’attentato è stato rivendicato da un sedicente gruppo «filo-russo per l’Ucraina libera».