Dopo 32 anni da emblema del sistema low cost, RyanAir riconosce per la prima volta i sindacati. Si tratta però di una apertura limitata ai soli piloti e motivata come uno «dei cambiamenti radicali fatti in questi anni» dal fondatore della compagnia irlandese Micheal O’Leary.

«PER PREVENIRE QUALSIASI disagio per i nostri clienti durante il periodo natalizio, Ryanair ha deciso di cominciare un confronto che conduca ad un accordo per riconoscervi come entità che rappresenta i piloti». A poche ore dalla partenza dello sciopero in Italia e alla vigilia di quelli previsti in altri paesi Europei – in Irlanda era stato indetto per il 20 dicembre- il capo del personale del gruppo Eddie Wilson ha scritto una lettera ai sindacati dei piloti di Irlanda, Germania, Italia, Portogallo, Spagna riuniti nella Ifalpa (International Federation of Air Line Pilots’ Associations) annunciando lo storico passo ma chiedendo subito in cambio la revoca dello sciopero.

IN ITALIA LA LETTERA È ARRIVATA all’Anpac – il sindacato autonomo dei piloti – che ha subito revocato le 4 ore di sciopero dalle 13 alle 17 – e non alla Fit Cisl – molto meno forte fra i piloti – che lo aveva indetto per tutto il personale, in gran parte quello di volo – hostess e steward – che ieri ha tenuto regolarmente la mobilitazione.

DATI PRECISI NON CE NE SONO e molti voli cancellati sono dovuti al concomitante sciopero del personale Enav, i controllori di volo. Ma anche alla Fit danno per verosimile che anche questa volta – come nel primo sciopero indetto nel 2016 – nessun assistente di volo abbia scioperato. La paura di ritorsioni è ancora troppo forte per i dipendenti RyanAir, il 70 per cento dei quali non ha un contratto direttamente con la casa madre irlandese – mentre il personale di terra è assente o fa capo a cooperative con accordi di appalto con Ryanair.

PERFINO QUANTI DIPENDENTI abbia RyanAir in Italia non è accerato: 2mila secondo la Filt Cgil, 2.700 per la Fit Cisl mentre i piloti vengono stimati da Anpac in 600.

DUNQUE SE «SVOLTA» C’È STATA si è limitata ai soli piloti – molto più potenti, contrattualmente parlando – ed è dovuta semplicemente alla valutazione fatta da O’Leary: dopo la figuraccia – e i buchi nei conti – per i voli cancellati a novembre, vuole evitare una nuova fuga dei piloti – verso compagnie che li pagano meglio – e dei passeggeri verso low cost che non cancellino voli, specie durante le vacanze.

FINORA RYANAIR AVEVA trattato solo con quelli che considerava rappresentati dei piloti Employee Representative Council (Erc), non coi i sindacati. Una posizione rafforzata perfino da una sentenza della corte suprema di Dublino nel 2007. Un modello che ha permesso di contenere sempre al minimo i salari e i diritti dei dipendenti.

UN MODELLO CHE SCRICCHIOLA ma che è ancora molto forte. Per questo appaiono troppo trionfalistiche le reazioni di chi come il ministro Graziano Delrio parla di «passo avanti molto importante» o la «viva soddisfazione» espressa da Giuseppe Santoro Passarelli, presidente dell’Autorità di garanzia sugli scioperi.

TUTT’ALTRO CHE SODDISFATTI i sindacati confederali. In una nota comune Filt Cgil e Uilt promettono che «la nostra lotta non si fermerà fino a quando l’azienda non recepirà effettivamente la piena applicazione delle tutele e dei diritti delle lavoratrici e i lavoratori di Ryanair, assistenti di volo e piloti», affermano i segretari generali Alessandro Rocchi e Claudio Tarlazzi. Per loro serve «l’applicazione di un contratto di lavoro italiano, che tuteli il personale navigante Ryanair basato in Italia, anche dal punto di vista retributivo nelle giornate di assenza per malattia, infortunio o maternità e per tutte le prestazioni sociali riconosciute dal nostro ordinamento, alla pari di quanto avviato anche nelle altre compagnie low cost», con «riconoscimento di tutti i sindacati rappresentativi e la libertà di iscriversi. Se ciò non avverrà con urgenza, la nostra reazione sarà dura e la mobilitazione continuerà». Senza cambiamenti entrambi proclameranno uno sciopero a gennaio. Difficilmente sarà unitario.