Il prossimo 10 febbraio scatta lo sciopero della Ryanair: lo hanno proclamato ieri Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti per protestare contro il comportamento della multinazionale dei cieli, che si rifiuta di trattare per tutto il personale. La compagnia guidata da Michael O’Leary, dopo le agitazioni degli ultimi mesi, ha infatti aperto al sindacato piloti, ma continua a escludere dal tavolo gli assistenti di volo.

«L’astensione dal lavoro di piloti, assistenti di volo e personale che opera su basi italiane alle dipendenze e per conto di Ryanair e motivato – spiegano infatti i sindacati dei trasporti – dal mancato avvio di un confronto serio sui temi del contratto collettivo di lavoro e delle tutele sociali di tutte le categorie di lavoratori».

In realtà la portabandiera del low cost non ha chiuso totalmente rispetto a hostess, steward e personale di terra, ma per il momento li tiene in stand-by, indicando che non rappresentano la «priorità» dell’azienda. Due giorni fa infatti, al termine del primo incontro con il sindacato piloti Anpac, il capo del personale Eddie Wilson aveva spiegato: «La nostra priorità sono prima i piloti, poi passeremo agli assistenti di volo nei prossimi mesi. La nostra priorità immediata è quella di migliorare le condizioni dei nostri piloti».

Un’agenda che non è piaciuta ai sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil, che rappresentano soprattutto il personale escluso per ora dal tavolo: proclamando lo sciopero unitario del 10 febbraio, hanno dichiarato «insufficiente» quello che Ryanair, «al di là delle dichiarazioni mediatiche, ha messo in campo». «Deve essere invece immediatamente avviato un confronto a tutto tondo su salari e tutele di tutto il personale navigante e di terra, e non solo per una parte di questi», hanno detto chiaro Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti.

Le tre organizzazioni non trovano inoltre «accettabile che sia l’azienda a scegliersi gli interlocutori sindacali, in totale spregio ai più elementari principi di rappresentatività e di libera scelta dei lavoratori sanciti dal nostro ordinamento». «Ryanair convochi immediatamente un tavolo di negoziazione con tutte le forze sindacali rappresentative e aperto al confronto su tutte le categorie di lavoratori in forza alla compagnia», è la richiesta legata allo sciopero, «perché altrimenti – dichiarano Fit, Filt e Uiltrasporti – la nostra protesta proseguirà senza soluzione di continuità in ogni sede».

È comunque importante – ma ovviamente deve trovare concreta applicazione – l’apertura di principio al negoziato: basti pensare che fino a pochi mesi fa per la multinazionale faceva testo la massima di patron O’Leary, secondo cui «prima che il sindacato entri in Ryanair deve gelare l’inferno». Adesso la rappresentanza perlomeno viene riconosciuta, ma siamo ancora ben lungi dal siglare un accordo: e soprattutto un accordo che soddisfi i lavoratori, specie quelli più deboli e con i salari più bassi.

I piloti hanno infatti un potere contrattuale più alto: l’anno scorso una fuga cospicua verso le altre compagnie aveva causato molte cancellazioni di voli e messo in allarme Ryanair. E a nulla era valsa l’offerta di benefit: i piloti – comprensibilmente – vogliono non solo paghe più alte, in linea con le aziende concorrenti, ma soprattutto un contratto unico, visto che al momento buona parte di loro è in partita Iva.

Stessa condizione di precarietà – ma con salari nettamente inferiori – la subisce il resto del personale, che però è più «intercambiabile» e perciò con un potere contrattuale più basso. Lo sciopero, dunque, dovrebbe sostenere la vertenza.
All’incontro di due giorni fa con l’azienda, i piloti Anpac hanno presentato la loro proposta di contratto e puntano a chiudere «entro gennaio».