«Scuse sincere ai 315 mila clienti i cui voli sono stati cancellati». Ryanair cerca di tappare la grossa falla che si è aperta assicurando «rimborsi veloci» e la «riprotezione (cioè il cambio concordato di giorno e orario, ndr) per oltre il 55% dei passeggeri coinvolti». Ma questo non basta: l’Antitrust ha aperto un’istruttoria relativa al rispetto dei diritti dei consumatori, e due ministri – Graziano Delrio e Carlo Calenda – hanno spostato l’attenzione sulla condizione dei lavoratori. Focus che probabilmente non convincerà ancora l’ad Michael O’Leary a firmare un contratto con i sindacati, ma che perlomeno segnala che una luce rossa si è accesa: anche perché la compagnia irlandese è tra i possibili acquirenti di Alitalia.

LA MULTINAZIONALE dei cieli insiste nell’attribuire le difficoltà a un problema nella «programmazione delle ferie», ma è chiaro che se si è arrivati a cancellare «2100 voli in sei settimane» (dati forniti dalla stessa Ryanair), danneggiando «315 mila passeggeri» (un ricalcolo rispetto ai 390 mila prospettati due giorni fa), è molto probabile che sia successo qualcosa di più grave, e cioè che parte del personale sia «esplosa» e abbia deciso di puntare i piedi sui riposi non goduti o addirittura di andare via.

Attratta, come ha spiegato un ex pilota Ryanair aderente alla Fit Cisl e intervistato dalla Adnkronos, non solo da paghe più alte, ma soprattutto dal fatto che nelle altre compagnie «esiste un contratto, e le garanzie per il dipendente». Ryanair, infatti, paga buona parte dei suoi piloti – non tutti, alcuni sono dipendenti – attraverso una partita Iva aperta in Irlanda, che retribuisce solo le ore di volo effettuate, senza ferie, contributi e malattia.

LAVORATORI AUTONOMI che possono portarsi a casa dai 2500 euro del primo ufficiale ai 10 mila del comandante che fa il massimo delle ore consentite dalle norme Ue (90 al mese), cifre che però sono lorde. E tra l’altro devi pagarci anche i corsi, le divise, i pasti a bordo. Perché restare in Ryanair, allora?

«È un modo per iniziare. E a volte si resta per inerzia. Ma tanti stanno facendo colloqui e vanno a lavorare per altri», spiega il pilota. In aziende come Easyjet e Norwegian ci sono dei contratti firmati con il sindacato, in Ryanair no. Le paghe sono più alte, nelle compagnie cinesi addirittura doppie: fino a 30 mila euro al mese.

OVVIO CHE PARLIAMO dei piloti: ma immaginiamoci cosa voglia dire tutto questo sistema quando lo applichiamo a assistenti di volo che non superano i duemila euro al mese.

E che la crisi sia motivata dai «piloti che lasciano e che la compagnia non riesce a rimpiazzare in tempo» lo conferma anche un altro ex pilota Ryanair (dal 2006 al 2014), James Atkinson, intervistato dal britannico Guardian. Oggi lavora per un’aviolinea cinese.

L’ANTITRUST CON LA sua istruttoria cercherà di capire se la compagnia abbia informato i clienti non solo sul diritto al rimborso, ma anche agli indennizzi «previsti dal Reg. CE 261/04». Regolamento Ue che l’azienda assicura di aver citato nelle mail inviate ai 315 mila passeggeri danneggiati.

Oggi pomeriggio la compagnia incontrerà l’Enac, preposto a sua volta a vigilare sulla regolarità delle procedure.

IL MINISTRO DEI Trasporti Delrio ha detto che «sul rispetto dei diritti dei passeggeri non faremo sconti» e che «non si può fare impresa solo limitando i diritti dei lavoratori». Il collega allo Sviluppo Calenda è stato netto su Alitalia: «Per le proposte relative ad Alitalia vedremo. Certo c’è un nodo sulle condizioni del lavoro in Ryanair, che poi le si stanno in fondo anche ritorcendo contro. E questo è un nodo da cui il governo non potrà prescindere».