La notizia è certamente positiva, specie se si pensa all’allergia di Micheal O’Leary per i sindacati. RyanAir e il sindacato autonomo dei piloti Anpac hanno sottoscritto un accordo per il personale di base in Italia, circa 600 piloti. Chiamarlo «contratto» – come hanno fatto azienda e gran parte dei media – non è corretto: si tratta di un «collective labour agreement», un accordo di lavoro collettivo che ha ancora a che fare più con la normativa e le leggi irlandesi che non quelle italiane.

DEFINIRLO «PRIMO STORICO contratto in Europa» lo è ancora meno perché RyanAir aveva sottoscritto un contratto di diritto inglese con il sindacato dei piloti Unite e uno in Irlanda.
Vero è invece che per la prima volta RyanAir riconosce ai propri piloti diritti sulla malattia, maternità e paternità, il Tfr, fondo previdenziale complementare Fondaereo (utilizzato da tutte le altre compagnie), la sanità integrativa Sanivolo e una nuova struttura salariale con parte fissa aumentata e garanzie per i tempi di non volo.
Il contratto, dopo circa 8 mesi di trattative, è stato sottoscritto lo scorso 14 agosto ma ieri è stato validato dal voto degli iscritti Anpac, circa 300 piloti.

PROPRIO QUESTA – «l’illegittimità di una consultazione certificata» fra iscritti all’Anpac senza che gli altri piloti potessero votare – è una delle ragioni che ha portato Filt Cgil e Uilt a chiedere all’azienda la nullità dell’accordo e la non applicazione ai lavoratori non aderenti all’organizzazione sindacale.

In RyanAir infatti da mesi va avanti una divisione sindacale molto dura. Se sui piloti l’azienda ha riconosciuto solo Anpac, fra gli assistenti di volo – circa 2mila in Italia – il riconoscimento è avvenuto anche per Anpav (altro sindacato autonomo) e Fit Cisl, sindacato confederale che ha rotto il fronte unitario. Questi tre sindacati da lunedì stanno trattando al tavolo con l’azienda per arrivare ad un accordo per gli assistenti di volo. Ma anche su questo (vicino) accordo pende il ricorso di Filt Cgil e Uilt per «comportamento antisindacale» contro l’azienda per averli esclusi dalle trattative. La sentenza è attesa per il 14 settembre.

IN PIÙ FILT CGIL E UILT «elencano i numerosi punti che risultano peggiorativi dello status quo e della normativa nazionale di riferimento – «nessun vero aumento», «nessun reale miglioramento dei diritti», «riduzione ulteriore del diritto di sciopero tramite fittizia risoluzione delle dispute in deroga a leggi e costituzione» – e nei prossimi giorni proclameranno, dopo quello dello scorso 25 luglio, un nuovo sciopero di piloti ed assistenti di volo di Ryanair «contro questo accordo e per l’avvio, finalmente, di una trattativa seria con tutte le organizzazioni sindacali».
Anche Anpac nel suo comunicato in cui definisce «storico» l’accordo ammette che necessiterà comunque di ulteriori azioni da parte del governo «per finalizzare il versamento dei prelievi fiscali da parte Ryanair in Italia al contrario di quanto avviene oggi, a causa dell’applicazione dell’accordo bilaterale Italia-Irlanda, che permette alla low cost di Michael O’Leary di versare a Dublino i prelievi fiscali fatti ai dipendenti che operano in Italia». Per questo motivo la totale «implementazione» dell’accordo è fissata al lontanissmo giugno 2022.

PER RYANAIR A FESTEGGIARE l’accordo non è certo Micheal O’Leary, ma il capo del personale Eddie Wilson. «Siamo lieti di annunciare la stipula di questo primo contratto collettivo di lavoro con i nostri piloti italiani e ci auguriamo che sia presto seguito da un simile accordo con i nostri piloti irlandesi. Abbiamo invitato il sindacato britannico, tedesco e spagnolo a un incontro a breve per negoziare e, speriamo, di concordare contratti collettivi di lavoro simili».

L’apertura di RyanAir verso (alcuni) sindacati è dovuta – oltre alla diaspora dei piloti dell’anno scorso con conseguente cancellazione di migliaia di voli – comunque anche alla mobilitazione europea partita con l’incontro di Dublino il 5 luglio quando i sindacati hanno dato vita alla «Ryanair crew charter», la carta delle rivendicazioni dei lavoratori.

PIÙ DI UN COMMENTATORE lega le recenti restrizioni e pagamenti per i bagagli a mano decise dalla compagnia, così come il calo dei ricavi, proprio all’aumento del costo del lavoro. Che il modello low cost stia finalmente precipitando?