I lavori di ampliamento della Rwm, la fabbrica che a Domusnovas, in Sardegna, produce le bombe che l’Italia vende ai sauditi perché vengano impiegate nella guerra in Yemen, sono stati realizzati fuori e contro le norme di legge. Lo sostiene la procura di Cagliari, che ha richiesto il rinvio a giudizio dell’amministratore delegato della società Rwm Italia, Fabio Sgarzi, del responsabile aziendale per il settore fabbricati e di tre tecnici incaricati di seguire le pratiche relative ai piani di ampliamento della fabbrica negli anni 2017 – 2019. La procura ha inoltre richiesto il rinvio a giudizio dei dirigenti responsabili degli uffici Suape (Sportello unico attività produttive) dei comuni di Domusnovas e di Iglesias che hanno seguito le pratiche sugli ampliamenti dello stabilimento Rwm.

L’udienza preliminare di fronte al gup è fissata per il prossimo 29 giugno. L’inchiesta ha preso le mosse da una serie di esposti presentati da associazioni, comitati e da singoli cittadini, nei quali si denunciava il fatto che i lavori di ampliamento dello stabilimento Rwm stessero procedendo in violazione di diverse norme urbanistiche, ambientali e di tutela della salute e della sicurezza.

La tipologia degli abusi e delle violazioni contestate dalla procura è molto varia: si va dalle attività di scavo e sbancamento non consentite per decine di migliaia di metri cubi, senza verifica delle soglie di contaminazione delle sostanze inquinanti, senza la necessaria relazione geotecnica e con trattamento scorretto delle terre di scavo, alla mancanza delle necessarie verifiche per il controllo degli incendi, al rilascio di autorizzazioni irregolari per realizzare costruzioni in assenza di una progettazione adeguata (mancherebbero i calcoli per le strutture in cemento armato, la relazione geologica, il parere dei vigili del fuoco). Sarebbero state inoltre autorizzate variazioni di destinazione d’uso di fabbricati, destinati a diventare depositi, anche di materiali pericolosi, con procedure semplificate e irregolari, senza i necessari nulla osta dei vigili del fuoco e senza l’obbligatoria autorizzazione integrata ambientale (Aia).

A tutti gli indagati viene inoltre contestato il reato di falso: ai dirigenti e ai tecnici dell’azienda per aver presentato, secondo la procura, progetti e richieste di autorizzazioni omissive e irregolari, e ai funzionari comunali che le avrebbero accettate e dichiarate complete e adeguate.

Per mettere i dirigenti della Rwm di fronte alle loro responsabilità si è battuto un fronte ampio di organizzazioni ecologiste e pacifiste: Italia Nostra, Movimento non violento, Unione sindacale di base, Cagliari Social Forum, Confederazione sindacale sarda, Comitato di riconversione Rwm. Che in un nota scrivono: «Il quadro che emerge dal lavoro della Procura è desolante: come abbiamo più volte denunciato, Rwm Italia negli ultimi anni ha portato avanti il suo imponente piano di ampliamento della sua fabbrica di esplosivi e ordigni, violando sistematicamente la normativa urbanistica e quella per al tutela della salute e dell’ambiente». «Finalmente – prosegue la nota – l’inchiesta della procura inizia a gettare un po’ di luce su questa situazione scandalosa e inaccettabile e demolisce completamente la narrazione di un’azienda che opera nel rispetto delle leggi e del territorio e della sicurezza delle proprie maestranze».

Al di là dei reati contestati ai vertici di Rwm e ai funzionari comunali, c’è poi il tema delle responsabilità politiche degli amministratori comunali e regionali. «I responsabili politici – scrivono le organizzazioni ecologiste e pacifiste – non potevano non sapere, anche perché da anni informiamo, documentiamo e contestiamo le discutibili modalità di gestione delle pratiche autorizzative rilasciate per l’ampliamento della fabbrica delle bombe della Rwm. Sino ad oggi i responsabili politici e gli stessi sindacati confederali si sono ostinati a negare queste palesi violazioni e a difendere l’indifendibile, da oggi sarà più difficile per loro continuare a fare finta di niente».