Il Washington Post ha rivelato che all’alba del 26 luglio scorso agenti dell’Fbi hanno perquisito senza preavviso la casa in Virginia dell’ex direttore della campagna di Trump, Paul Manafort, analizzando documenti fiscali e documenti bancari stranieri.

Il giornale ha specificato che il mandato di perquisizione era ampio e gli investigatori hanno lasciato l’abitazione di Manafort portando via molto materiale.

Il portavoce dell’ex manager della campagna elettorale di Trump ha confermato la perquisizione: «Il signor Manafort ha cooperato costantemente con le forze dell’ordine anche per altre indagini sensibili e lo ha fatto anche in questa occasione».

Il blitz è avvenuto il giorno dopo l’incontro di Manafort con il Comitato di Intelligence del Senato statunitense, che sta conducendo una propria inchiesta sull’interferenza russa nelle elezioni presidenziali del 2016.

Manafort ha accettato volontariamente di comparire davanti al Comitato e ha anche presentato circa 400 pagine di documenti, inclusi quelli relativi al suo lavoro come agente straniero per conto dell’Ucraina.

Una perquisizione avvenuta con modalità e orari di questo tipo pare suggerire l’ipotesi che, per l’Fbi, Manafort potrebbe non voler consegnare tutti i documenti legati all’indagine del Russiagate.