Gli avvocati dell’ex consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Michael Flynn, hanno interrotto i contatti con quelli di Donald Trump, decidendo di non scambiare più informazioni riguardo l’inchiesta di Robert Mueller sul Russiagate. Questo tipo di decisione indicherebbe che probabilmente Flynn ha deciso di cooperare con gli inquirenti, o di discutere un’intesa.

Poco dopo essere stato messo a capo della sicurezza nazionale da Trump. Flynn era stato costretto alle dimissioni per via dei suoi rapporti con la Russia, innescando un effetto domino nell’amministrazione. “La possibile collaborazione di Flynn – ha spiegato il New York Times, autore di questo scoop – svelerebbe alcuni retroscena della campagna del presidente nonché delle prime tumultuose settimane della sua amministrazione. Flynn, infatti, è stato l’architetto della piattaforma politica dia Trump e un sostenitore di legami più stretti con la Russia”.

La notizia è un brutto colpo per lo staff legale di Trump, che cercava di mantenere unito il fronte della difesa sperando Mueller ci mettesse molto più tempo per mettere insieme i pezzi, una collaborazione di Flynn, invece, farebbe procedere le indagini più velocemente e porterebbe a nuove incriminazioni.

Un’altra brutta notizie per Trump è la comparsa del suo nome nei Panama Papers, i 13,4 milioni di file contenenti informazioni dettagliate su oltre 214.000 società offshore, passati da una fonte anonima al quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung ed esaminati da 95 testate partner.

Stando alla scoperta del giornalista investigativo Jake Bernstein, si tratterebbe dell’acquisto e la successiva vendita di un condominio del Trump Palace, di recente costruzione nell’Upper East Side negli anni ’90. Il patto di vendita coinvolge una misteriosa compagnia panamense, la Process Consultants, Inc., che nel ’91 acquistò il 16 ° piano del grattacielo Trump.