Di tutte le denunce sulle frodi consumatesi nelle elezioni presidenziali di domenica quella che ha fatto più male al Cremlino è stata quella dell’Osce che ieri in un comunicato ne denunciato la mancanza di «trasparenza» del voto russo.

«Del gran numero di denunce di irregolarità, circa 420 – si legge nel comunicato dell’Organizzazione – sono state prese in esame dal Comitato esecutivo elettorale solo due».

Si tratta di due casi in cui in un video ufficiale si vedono degli scrutatori introdurre nelle urne un gran numero di schede. Ma di video come quelli presi in esame su Youtube ne sono iniziati a circolare a decine sin dalla mattinata del voto.

L’OSCE HA DENUNCIATO inoltre il governo ucraino per non aver premesso il voto ai cittadini russi, circa 71mila, residenti sul suo territorio.

Secondo Alexey Navalny, il leader populista a cui è stato impedito di correre per il Cremlino, che aveva sguinzagliato in tutto il paese oltre 30mila suoi sostenitori per controllare la correttezza del voto, le frodi «hanno spostato il tasso di partecipazione dal 55% al 67%».

NUMERI IMPORTANTI, certamente esagerati, ma che danno l’idea della dimensione del fenomeno.

Il più cauto Pavel Grudinin, il candidato comunista, in conferenza stampa ieri ha parlato di «elezioni ad sotto degli standard internazionali, della campagna elettorale più sporca dal crollo dell’Urss» e ha riconosciuto che «aveva ragione Navalny a sostenere che il voto plurimo è facilissimo».

Il candidato xenofobo Vladimir Zhirinovsky, ha parlato di «elezioni ridicole, a cui ha partecipato, se valgono i criteri europei, il 40% degli elettori».

Il sito indipendente golosinfo.org ha condotto una mappatura delle irregolarità: 1.734 sparse un po’ in tutta la Russia.

Tuttavia Grigory Melkoniants, presidente di Golos riconosce che rispetto la scorsa tornata del 2012 “le irregolarità si sono ridotte della metà”. Il Cremlino ha evitato questa volta di negare i brogli, ma di minimizzarli.

MELKONIANTS SOSTIENE anche che «i dipendenti pubblici e di alcune aziende sono stati costretti a recarsi alle urne» mentre il tasso di partecipazione dei militari è stato del 98%.

Per il resto la gamma di «benefit» per facilitare la partecipazione al voto è stata ampia e fantasiosa: in Crimea si regalavano ai votanti medaglie-ricordo dell’unificazione con la Russia, a Mosca in alcuni seggi si distribuivano coupon-sconto per l’acquisto di prodotti alimentari e a San Pietroburgo chi si è recato di buon mattino al seggio ha ricevuto biglietti per un concerto pop.