Vladimir Pozner, classe 1934, è uno dei più noti giornalisti televisivi russi. Nato in Francia e cresciuto negli Usa, rientrò in Urss nel 1948. Suo padre Vladimir Solomonovič, comunista ed ebreo, fu scrittore e letterato raffinatissimo e viene considerato l’inventore del reportage a montaggio cinematografico. Inizia l’attività giornalistica negli anni ’60. Sostenitore delle riforme di Gorbaciov, è stato in seguito conduttore di talk-show sui principali network americani e russi. Conduce da anni un popolarissimo programma di interviste a personaggi celebri di tutto il mondo sul primo canale russo. Anticonformista, ateo, sostenitore dei matrimoni gay e dell’eutanasia, è il giornalista più seguito dai giovani russi. Lo incontriamo alla Versiliana dopo un dialogato su “la Russia nel XXI secolo” con Antonio Alizzi, autore del libro Vite da Funamboli di prossima uscita (Teti Editore, 2019).

Dottor Pozner, recentemente Vladimir Putin è stato in Italia. Ritiene che il rapporto con il governo giallo-verde possa rilanciare un dialogo tra Russia ed Europa e allentare le sanzioni contro la Federazione?

Sarebbe auspicabile, ma l’Italia non ha il peso politico per poter svolgere un tale ruolo. E probabilmente nessun paese europeo può realizzare un tale obiettivo perché il vecchio continente resta legato alla politica estera americana. Putin naturalmente tenta in ogni modo di raggiungere tale obiettivo ma difficilmente avrà successo. Si continua a dire che la Russia è qualcosa di particolare che non è né Europa né Asia, ma si tratta di un approccio ideologico. I russi si sentono europei ma sono molti risentiti con l’Europa per l’isolamento a cui sono sottoposti, per le sanzioni e l’immagine unilaterale che si da del loro paese. Forse gli europei dovrebbero fare uno sforzo ulteriore per capirci. Anni fa ho realizzato un documentario di 8 ore sull’Italia, sarebbe bello che qualche giornalista europeo facesse lo stesso con la Russia, ne mostrasse la sua complessità.

L’ascesa di Volodomyr Zelensky alla presidenza in Ucraina può favorire la pace nel Donbass? Come giudica l’approccio della dirigenza russa alla questione ucraina?

L’ascesa di Zelensky è stato qualcosa di inaspettato. Anche dopo il primo turno delle presidenziali molti dissero “vedrai rivincerà Poroshenko”. Nessuno si aspettava che Zelensky lo avrebbe staccato di 50 punti. Io credo che se Zelensky ora vincerà anche le elezioni legislative si aprirà veramente la possibilità di raggiungere la pace nel Donbass. Credo anche che Putin non voglia annettersi il Donbass, ha ben altre grane da risolvere. La pace è possibile sulla base degli accordi di Minsk: Donetsk e Lugansk devono essere reintegrate nell’Ucraina garantendo loro delle forme di autonomia.

La Russia ha fatto tanti errori e sbagli in Ucraina. Però forse si dovrebbe guardare alla politica internazionale realisticamente. Il confine tra Russia e Ucraina è lungo oltre 1000 km. È immaginabile che domani su quella frontiera siano dislocate forze della Nato? Cosa penserebbero gli Usa se in Messico ci fosse per assurdo una rivoluzione e fossero dislocate forze militari russe al suo confine? Si parla tanto della Crimea. Ma era possibile che un porto come quello di Sebastopoli finisse sotto il controllo della Nato?

La crisi dei rapporti tra occidente e Russia hanno spinto molti a pensare che si possa creare un’alleanza non solo economica ma anche strategica tra Russia e Cina. Crede che tutto ciò sia possibile e auspicabile?

Penso che la Cina rappresenti un grande pericolo. La Russia si è volta sempre di più verso la Cina a seguito delle sanzioni occidentali. Ma io credo la dirigenza russa sappia molto bene che la Cina non è un alleato. La Cina ha i suoi obiettivi diversi e alternativi a quelli russi.

A che punto siamo con la democrazia in Russia?

All’estero spesso la Russia è dipinta come una feroce dittatura. Si tratta di un’immagine distorta. La Russia è un paese in transizione. Abbiamo iniziato ad assaggiare la democrazia solo 30 anni fa, non possiamo essere paragonati a paesi dove la democrazia esiste da secoli. Per certi versi in Russia esistono spazi di democrazia e libertà di parola, ma in gran parte resta un paese autoritario, Per noi la democrazia è un obiettivo, non un dato acquisito. Però bisognerebbe evitare gli stereotipi. Si dovrebbe provare semplicemente a conoscere la Russia per quello che è nel bene e nel male.

Recentemente c’è stato il caso del giornalista di opposizione Ivan Golunov accusato falsamente di essere un narcotrafficante…

C’è stata una mobilitazione incredibile dell’opinione pubblica russa contro questa ingiustizia. Si è trattato di qualcosa di straordinario perché i russi sono spesso amorfi e disincantati. La mobilitazione ha dimostrato che si può vincere. Anche la vittoria dei giovani di Ekaterinburg contro la costruzione della cattedrale ortodossa al posto del parco cittadino è stata importante.

Molti sondaggi d’opinione affermano che esiste una nostalgia generalizzata in Russia per l’Urss. Che percezione ne ha lei?

Io non ritengo che la maggioranza dei russia sia nostalgica del sistema sovietico. Non mi fraintenda: ci sono molti nostalgici. Ma il nostalgismo si basa di due gruppi sociali assai diversi tra loro. Il primo è quello che aveva dei privilegi in Urss, si tratta del mondo della ex-nomenklatura. Poi c’è un secondo gruppo che conosce assai poco del passato ma che è scontento della sua esistenza attuale. E che si chiede: “Dove stiamo andando? Un tempo avevamo grandi ideali, eravamo una grande potenza”. Ma si tratta di illusioni a poco prezzo contro cui l’attuale dirigenza del paese purtroppo non fa nulla perché non continuino a proliferare.

Putin è stato rieletto solo un anno e mezzo fa ma già si parla di cosa avverrà a fine mandato, nel 2024. Il presidente della Cecenia Kadyrov ha proposto di prolungare “a vita” il suo mandato. Gli ideologi di Russia Unita affermano che debba essere fondato in Russia un “regime putiniano” che vada al di là dello stesso Putin. Un modello di “potere verticale” su base nazionalista che potrebbe essere un esempio anche per altri paesi…

Le dirò come la penso. Il problema è che al potere in Russia ci sono ancora dei “sovietici”. Si tratta di gente che è nata e ha studiato in Urss. Sono stati pionieri, membri della gioventù comunista e poi del partito. Sono prodotti del vecchio mondo che si sono trovati catapultati in una situazione totalmente nuova e fanno quello che sono in grado visto il loro background. Io credo che quando arriveranno al potere i diciottenni di oggi le cose cambieranno. E non perché siano migliori o peggiori degli attuali dirigenti: semplicemente hanno diversi orizzonti, vedono le cose diversamente. Fino a quando ci sarà al potere l’attuale generazione tutto muterà lentamente: non sono dei democratici. Ai giovani non hanno per la testa il putinismo. Ma tutto avverrà inevitabilmente lentamente.

Muterà anche il sistema politico parlamentare basato su 4 partiti (Russia Unita, comunisti, centro-sinistra di Russia Giusta, destra Zirinovsky)?

Il sistema politico politico russo è in realtà monopartitico, comanda Russia Unita, gli altri partiti sono bazzecole.

Il sistema politico russi diventerà come quello europeo basato su coalizioni di centro-destra e centro-sinistra?

Sarà qualcosa di simile. Sicuramente avrà delle caratteristiche tipicamente russe, ma sono sicuro che sarà qualcosa basato su due coalizioni di destra e di sinistra.