Pavel Ustinov il giovane attore che era stato condannato in primo grado a 3 anni e mezzo di detenzione per violenza e resistenza a pubblico ufficiale durante la manifestazione dell’opposizione del 3 agosto scorso a Mosca è stato rilasciato ieri. Le proteste per la sua condanna avevano agitato Mosca negli ultimi giorni e rischiavano di trasformare il sabato della capitale in russa – come succede ormai da mesi – in un happening itinerante delle forze di anti-governative. Così, dopo che gli appelli del Cremlino alla gente di starsene tranquilla promettendo una «profonda revisione del processo in appello» e della stessa polizia («in appello gli sarà dato al massimo un anno») non avevano sortito effetto sull’opinione pubblica, ieri è arrivata la clamorosa decisione di annullare il processo e rimettere immediatamente in libertà Ustinov. Una nuova vittoria eclatante del variegato mondo dell’opposizione dopo la liberazione del giornalista Golunov, a giugno scorso, e il successo nelle elezioni amministrative dell’8 settembre. Domani l’opposizione scenderà comunque in piazza a Mosca per chiedere la liberazione di tutti i detenuti politici del paese.

Chiuso il capitolo Ustinov si apre la grana dello sciamano Alexander Gabyshev che a marzo si è messo in marcia con il suo cagnolino dalla Jacuzia per andare a Mosca a «cacciare Putin». L’altro ieri il santone sessantunenne seguace del tengrismo (un’amalgama di tomemismo e animismo) che promette di liberare la Russia da oligarchi e truffatori è stato arrestato nel pressi di Vydrino non lontano da Irkusk dove lui e i suoi seguaci si erano accampati con alcune tende per trascorrere la notte. Ieri poi è stato ricoverato di forza in un ospedale psichiatrico. Il richiamo alla più grande tradizione della storia e della letteratura russa era troppo potente per non far diventare la sua vicenda virale nella rete e provocare un vasto moto spontaneo di simpatia nei suoi confronti.

In sei mesi di marce a tappe forzate Gabyshev ha portato per villaggi e cittadine della Siberia la lieta novella del piccolo uomo, aiutato però dai poteri donatigli dagli spiriti, chiamato a liberare Mosca da un «presidente cattivo e avido» come lo definisce nei comizi. A Cita nel mese di agosto davanti a migliaia di persone aveva dichiarato tra gli applausi: «Giungerò fino al Cremlino, busserò al portone che si aprirà con l’aiuto delle divinità e accompagnerò Putin fuori dal palazzo!». E così di giorno in giorno il numero dei suoi seguaci è aumentato: in ogni paese lo si nutre e gli si da riparo, facendo diventare lo sciamano una leggenda da Vladivostok a Irkusk. «All’inizio – racconta un giornalista locale – sembrava solo una cosa divertente. Un personaggio a metà tra Rasputin e Forrest Gump deciso a far fuori Putin , l’fsb, l’esercito e la polizia, solo con le sue forze spirituali. Ma da qualche mese è chiaro che la faccenda non è per nulla ridicola: nelle città si radunano folle ad acclamarlo, A Ulan-Ude l’arresto dei sostenitori provocò incidenti in città». Una sua adepta promette che si batterà sempre a fianco di quello che chiama il «liberatore della Russia»: «Viviamo in un momento così straordinario che personalmente mi sembra che questo sia Gesù Cristo, che cammina non sulla terra israeliana, ma sulla nostra, sulla terra russa. Quando arriverà a Mosca, Dio non voglia, non cambierà solo l’intera Russia, ma tutto il mondo».

Gli aspetti messianici si fondono allo spirito di rivolta pugaceviano contro le élite della società in una regione dove il tenore di vita della popolazione resta bassissimo malgrado abbia tra le sue risorse naturali oro, uranio e diamanti. Un mix esplosivo che ha preoccupato il Cremlino. La decisione di rinchiuderlo in un istituto psichiatrico ha fatto tornare alla mente a molti russi il regime sovietico che metteva il bavaglio ai dissidenti. Il Cremlino afferma ufficialmente di non aver nulla a che fare con la reclusione dello sciamano, ma pochi ci credono. Intanto ieri Amnesty International ha lanciato un appello internazionale per la liberazione di Gabyshev. «Non ha infranto alcuna legge, deve poter tornare a casa» sostiene Amnesty.