In concomitanza con la 77 edizione della Mostra del Cinema di Venezia esce per iniziativa dell’Ambasciata Italiana di Mosca il volume miscellaneo Russia-Italia. Un secolo di cinema (ABCDesign, pp. 416) curato da Olga Strada e Claudia Olivieri. I numerosi saggi che lo compongono offrono una visione d’insieme dettagliata di un rapporto artistico-culturale, ma anche storico e umano, che nasce addirittura agli albori della storia del cinema e dunque ben prima della Rivoluzione d’Ottobre, e che oggi appare sempre più solido.

Certo vengono subito alla mente le numerose coproduzioni italo-russe, si pensi al fortunato film I girasoli (1970) di Vittorio de Sica, e ancora i vari film di tematica russa girati in Italia, dalla pellicola di propaganda Noi vivi (1942) con Alida Valli e Fosco Giachetti a La figlia del capitano (1947) con Amedeo Nazzari nei panni di Pugachyov. Di converso si possono ricordare anche film sovietici di tematica italiana, come Il Tafano (Il figlio del cardinale), e ancora i film di registi russi girati in italia (da Nostalgia di A. Tarkovskij a Ochi chyornye di Mikhalkov con il nostro Marcello Mastroianni). Potranno venire alla mente molte pellicole italiane ispirate alla letteratura russa, come Una su 13 ispirata alle 12 seggiole di Il’f e Petrov e interpretata da Vittorio Gassman, e ancora l’opera di alcuni attori di origine russa, spesso caratteristi, attivi nel cinema italiano (come il celebre Mischa Auer che chiuse la propria carriera internazionale proprio in Italia con il film musicale Per amore … per magia… di Duccio Tessari con Mina e Gianni Morandi).

Eppure il quadro delle collaborazioni è assai più vasto di quanto possa venire in mente ad un estimatore italiano del cinema russo svezzatosi grazie al celebre ciclo di film sovietici proposto alla RAI da Gian Luigi Rondi nel 1964. Ed infatti i preziosi contributi di molti giovani e valenti studiosi (slavisti, storici del cinema, filologi e storici del costume) accompagnano il lettore in un viaggio entusiasmante segnato da incontri, intersezioni, progetti e realizzazioni, che si diparte dall’esperienza del regista Giovanni Vitrotti, attivo in Russia tra il 1909 e il 1911, per giungere alla recentissima rilettura della vita di Michelangelo offerta da Andrey Konchalovsky nel film Il peccato.
Ecco dunque poco noti pionieri del cinema italiano attivi in Siberia, mentre sugli schermi italiani compaiono bellissime e misteriose femmes fatales russe, interpreti di film avventurosi con rivoluzionari, avventurieri e nobili fuggiti dalla Russia in fiamme. Una serie di studi mette in risalto il contributo di artisti russi nella sceneggiatura e nella realizzazione di molti film italiani tra le due guerre, dalle ricerche d’avanguardia del futurismo fino al cinema dei telefoni bianchi. Allo stesso tempo nella Russia bolscevica è un italiano, Francesco Misiano, a fornire un contributo importantissimo nella crescita del giovane cinema sovietico con la creazione del Mezhrabpom-Rus’, una sorta di Hollywood rossa. Gran parte del volume è dedicato alle coproduzioni italo-sovietiche del secondo dopoguerra, quando il cinema italiano e quello sovietico trovarono molti punti di convergenza. Si pensi all’attività di Giuseppe De Sanctis o ancora al celebre film La Tenda Rossa diretto da Franco Cristaldi, ma anche al film di Eldar Ryazanov Una matta, matta, matta corsa in Russia con Alighiero Noschese e Ninetto Davoli che ancora oggi gode di una ampia notorietà in Russia.

Una sezione del volume è dedicata a Venezia e, in particolare, alla partecipazione sovietica. Si riportano interessanti dati sulla presenza italiana al Festival del Cinema di Mosca, con ampi riferimenti alla fortuna di registi e attori italiani in Russia (dalla Pampanini alla Loren, da De Sica a Fellini). Un ruolo importante e stato svolto, e lo è tuttora, dall’ambasciata italiana di Villa Berg. Proprio l’interesse, l’amore per l’Italia si è poi materializzato nell’opera di molti registi russi, da Tarkovskij a Mikhalkov e Sokurov, come un ruolo fondamentale nel rapporto tra i due mondi fu svolto da Tonino Guerra, alla cui opera di dialogo culturale e creativo sono nel libro dedicate pagine significative. C’è spazio per scrivere anche del progetto irrealizzato di Sergio Leone per un film sull’assedio di Leningrado e per la testimonianza di Tornatore che a quel progetto provò a tornare. Il libro è tutto un brulicare di riferimenti, di idee, contatti, proposte creative che testimoniano di una pagina vivissima per la storia della nostra cinematografia e per il processo di dialogo tra due popoli e due culture.